Page 1081 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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essendo venuta nuova voglia di servirsi di Michelagnolo per le sepolture
degli eroi di casa Medici, le quali voleva che si facessino nella sagrestia di
San Lorenzo, bisognò di nuovo cavare altri marmi. Delle spese di queste
opere teneva i conti e ne era capo Domenico Boninsegni; costui tentò

Michelagnolo a far compagnia seco segretamente sopra del lavoro di
quadro della facciata di San Lorenzo. Ma ricusando Michelagnolo e non
piacendogli che la virtù sua s'adoperasse in defraudando il Papa, Domenico
gli pose tanto odio, che sempre andava opponendosi alle cose sue per

abbassarlo e noiarlo, ma ciò copertamente faceva. Operò addunque che la
facciata si dimettesse e si tirasse innanzi la sagrestia, le quali diceva che
erano due opere da tenere occupato Michelagnolo molti anni. Et il marmo
da fare il gigante persuase il Papa che si desse a Baccio, il quale allora non

aveva che fare, dicendo che Sua Santità per questa concorrenza di due sì
grandi uomini sarebbe meglio e con più diligenza e prestezza servita,
stimolando l'emulazione l'uno e l'altro all'opera sua. Piacque il consiglio di
Domenico al Papa, e secondo quello si fece. Baccio, ottenuto il marmo,

fece un modello grande di cera che era Ercole, il quale avendo rinchiuso il
capo di Cacco con un ginocchio tra due assi, col braccio sinistro lo strigneva
con molta forza, tenendoselo sotto fra le gambe rannicchiato in attitudine
travagliata, dove mostrava Cacco il patire suo e la violenza e 'l pondo

d'Ercole sopra di sé, che gli faceva scoppiare ogni minimo muscolo per
tutta la persona. Parimente Ercole con la testa chinata verso il nimico
appresso e digrignando e strignendo i denti, alzava il braccio destro e con
molta fierezza rompendogli la testa gli dava col bastone l'altro colpo.

Inteso che ebbe Michelagnolo che 'l marmo era dato a Baccio, ne sentì
grandissimo dispiacere, e per opera che facesse intorno a ciò, non potette
mai volgere il Papa in contrario, sì fattamente gli era piaciuto il modello di
Baccio, al quale s'aggiugnevano le promesse et i vanti, vantandosi lui di

passare il Davitte di Michelagnolo et essendo ancora aiutato dal
Boninsegni, il quale diceva che Michelagnolo voleva ogni cosa per sé. Così
fu priva la città d'un ornamento raro, quale indubitatamente sarebbe stato
quel marmo informato dalla mano del Buonarroto. Il sopra detto modello di

Baccio si truova oggi nella guardaroba del duca Cosimo et è da lui tenuto
carissimo e dagli artefici cosa rara.

Fu mandato Baccio a Carrara a veder questo marmo et a' capomaestri
dell'Opera di Santa Maria del Fiore si dette commessione che lo
conducessino per acqua insino a Signa su per lo fiume d'Arno. Quivi
condotto il marmo vicino a Firenze a otto miglia, nel cominciare a cavarlo

del fiume per condurlo per terra, essendo il fiume basso da Signa a Firenze,
cadde il marmo nel fiume, e tanto per la sua grandezza s'affondò nella
rena, che i capomaestri non potettero per ingegni che usassero trarnelo
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