Page 1083 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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Giovanni di Goro orefice, amico suo, per intenderne l'opinione degli uomini
e quel che Michelagnolo ne diceva. Fu menato a vederlo Michelagnolo dal
Piloto orefice, il quale considerato che ebbe ogni cosa, disse che si
maravigliava che Baccio sì buono disegnatore si lasciasse uscir di mano
una pittura sì cruda e senza grazia; che aveva veduto ogni cattivo pittore
condurre l'opere sue con miglior modo; e che questa non era arte per
Baccio. Riferì il Piloto il giudizio di Michelagnolo a Baccio il quale, ancor che
gli portasse odio, conosceva che diceva il vero. E certamente i disegni di
Baccio erano bellissimi, ma co' colori gli conduceva male e senza grazia,
per che egli si risolvé a non dipignere più di sua mano, ma tolse appresso
di sé un giovane che maneggiava i colori assai acconciamente, chiamato
Agnolo, fratello del Francia Bigio, pittore eccellente, che pochi anni innanzi
era morto. A questo Agnolo disiderava di far condurre la tavola di Cestello,
ma ella rimase imperfetta, di che fu cagione la mutazione dello stato in
Firenze, la quale seguì l'anno 1527, quando i Medici si partirono di Firenze
dopo il Sacco di Roma. Dove Baccio non si tenendo sicuro, avendo nimicizia
particulare con un suo vicino alla villa di Pinzerimonte, il quale era di
fazzion popolare, sotterrato che ebbe in detta villa alcuni cammei et altre
figurine di bronzo antiche che erano de' Medici, se n'andò a stare a Lucca.
Quivi s'intrattenne fino a tanto che Carlo V imperadore venne a ricevere la
corona in Bologna; di poi fattosi vedere al Papa se n'andò seco a Roma,
dove ebbe al solito le stanze in Belvedere. Dimorando quivi Baccio, pensò
Sua Santità di satisfare a un voto il quale aveva fatto mentre che stette
rinchiuso in Castel Sant'Agnolo; il voto fu di porre sopra la fine del torrione
tondo di marmo, che è a fronte al ponte di Castello, sette figure grandi di
bronzo di braccia sei l'una, tutte a giacere in diversi atti, come cinte da un
Angelo, il quale voleva che posasse nel mezzo di quel torrione sopra una
colonna di mischio et egli fusse di bronzo con la spada in mano. Per questa
figura dell'Angelo intendeva l'angelo Michele, custode e guardia del
Castello, il quale col suo favore et aiuto l'aveva liberato e tratto di quella
prigione, e per le sette figure a giacere poste significava i sette peccati
mortali, volendo dire che con l'aiuto dell'Angelo vincitore aveva superati e
gittati per terra i suoi nimici, uomini scelerati et empi, i quali si
rappresentavano in quelle sette figure de' sette peccati mortali. Per questa
opera fu fatto fare da Sua Santità un modello, il quale essendole piaciuto
ordinò che Baccio cominciasse a fare le figure di terra grande quanto
avevano a essere, per gittarle poi di bronzo. Cominciò Baccio e finì in una
di quelle stanze di Belvedere una di quelle figure di terra, la quale fu molto
lodata. Insieme ancora, per passarsi tempo e per vedere come gli doveva
riuscire il getto, fece molte figurine alte due terzi e tonde come Ercoli,
Venere, Apollini, Lede et altre sue fantasie, e fattele gittar di bronzo a