Page 1086 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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de' cittadini, non si curava di farlo mettere in piazza. Era tornato già il Papa
a Roma molti mesi innanzi e desiderando lui di fare per papa Leone e per
sé nella Minerva due sepolture di marmo, Baccio presa questa occasione
andò a Roma, dove il Papa si risolvé che Baccio facesse dette sepolture,

dopo che avesse finito di mettere in piazza il gigante; e scrisse al Duca il
Papa che desse ogni commodità a Baccio per porre in piazza il suo Ercole.
Laonde fatto uno assito intorno, fu murato l'imbasamento di marmo, nel
fondo del quale messono una pietra con lettere in memoria di papa

Clemente VII e buon numero di medaglie con la testa di Sua Santità e del
duca Alessandro. Fu cavato di poi il gigante dell'Opera, dove era stato
lavorato, e per condurlo commodamente e senza farlo patire, gli feciono
una travata intorno di legname, con canapi che l'inforcavano tra le gambe

e corde che l'armavano sotto le braccia e per tutto; e così sospeso fra le
trave in aria, sì che non toccasse il legname, fu con taglie et argani e da
dieci paia di gioghi di buoi tirato a poco a poco fino in piazza. Dettono
grande aiuto due legni grossi mezzi tondi, che per lunghezza erano a piè

della travata confitti a guisa di basa, i quali posavano sopra altri legni simili
insaponati, e questi erano cavati e rimessi da' manovali di mano in mano,
secondo che la macchina camminava. Con questi ordini et ingegni fu
condotto con poca fatica e salvo il gigante in piazza. Questa cura fu data a

Baccio d'Agnolo et Antonio vecchio da San Gallo architettori dell'Opera, i
quali di poi con altre travi e con taglie doppie lo messono sicuramente in su
la basa. Non sarebbe facile a dire il concorso e la moltitudine che per due
giorni tenne occupata tutta la piazza, venendo a vedere il gigante tosto

che fu scoperto; dove si sentivano diversi ragionamenti e pareri d'ogni
sorte d'uomini e tutti in biasimo dell'Opera e del maestro. Furono appiccati
ancora intorno alla basa molti versi latini e toscani, ne' quali era piacevole
a vedere gl'ingegni de' componitori e l'invenzioni et i detti acuti. Ma

trapassandosi col dir male e con le poesie satiriche e mordaci ogni
convenevole segno, il duca Alessandro, parendogli sua indegnità per essere
l'opera pubblica, fu forzato a far mettere in prigione alcuni, i quali senza
rispetto apertamente andavano appiccando sonetti, la qual cosa chiuse

tosto le bocche de' maldicenti. Considerando Baccio l'opera sua nel luogo
proprio, gli parve che l'aria poco la favorisse, facendo apparire i muscoli
troppo dolci; però fatto rifare nuova turata d'asse intorno, le ritornò
addosso cogli scarpelli et affondando in più luoghi i muscoli, ridusse le

figure più crude che prima non erano. Scoperta finalmente l'opera del tutto,
da coloro che possono giudicare è stata sempre tenuta, sì come difficile,
così molto bene studiata e ciascuna delle parti attesa e la figura di Cacco
ottimamente accomodata. E nel vero il Davitte di Michelagnolo toglie assai

di lode all'Ercole di Baccio, essendogli a canto et essendo il più bel gigante
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