Page 1090 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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che erano a tavola, giunse il Solosmeo scultore, persona ardita e piacevole,
e che diceva male d'ognuno volentieri et era poco amico di Baccio. Fu fatto
l'imbasciata a que' signori che il Solosmeo chiedeva d'entrare, Ridolfi disse
che gli si aprisse e volto a Baccio: "Io voglio", disse, "che noi sentiamo ciò
che dice il Solosmeo dell'allogagione di queste sepolture; alza Baccio
quella portiera e stavvi sotto". Subito ubbidì Baccio, et arrivato il Solosmeo
e fattogli dare da bere, entrorono dipoi nelle sepolture allogate a Baccio,
dove il Solosmeo riprendendo i cardinali che male l'avevano allogate,
seguitò dicendo ogni male di Baccio, tassandolo d'ignoranza nell'arte e
d'avarizia e d'arroganza, et a molti particulari venendo de' biasimi suoi.
Non poté Baccio, che stava nascosto dietro alla portiera, sofferir tanto che
'l Solosmeo finisse, et uscito fuori in còllora e con mal viso, disse al
Solosmeo: "Che t'ho io fatto, che tu parli di me con sì poco rispetto?".
Ammutolì all'apparire di Baccio il Solosmeo e volto a Ridolfi disse: "Che
baie son queste, monsignore? Io non voglio più pratica di preti", et andossi
con Dio. Ma i cardinali ebbero da ridere assai dell'uno e dell'altro, dove
Salviati disse a Baccio: "Tu senti il giudicio degli uomini dell'arte; fa tu con
l'operar tuo sì che tu gli faccia dire le bugie". Cominciò poi Baccio l'opera
delle statue e delle storie, ma già non riuscirono i fatti secondo le
promesse e l'obbligo suo con que' papi, perché nelle figure e nelle storie
usò poca diligenza e mal finite le lasciò e con molti difetti, sollecitando più
il riscuotere l'argento che il lavorare il marmo. Ma poiché que' signori
s'avveddono del procedere di Baccio, pentendosi di quel che avevano fatto,
essendo rimasti due pezzi di marmi maggiori delle due statue che
mancavano a farsi, una di Leone a sedere e l'altra di Clemente, pregandolo
che si portasse meglio, ordinorono che le finisse; ma avendo Baccio levata
già tutta la somma de' danari, fece pratica con Messer Giovambattista da
Ricasoli, vescovo di Cortona, il quale era in Roma per negozii del duca
Cosimo, di partirsi di Roma per andare a Firenze a servire il duca Cosimo
nelle fonte di Castello sua villa, e nella sepoltura del signor Giovanni suo
padre. Il duca avendo risposto che Baccio venisse, egli se n'andò a Firenze
lasciando senza dir altro l'opera delle sepolture imperfetta e le statue in
mano di due garzoni. I cardinali vedendo questo feciono allogagione di
quelle due statue de' papi che erano rimaste a due scultori: l'uno fu
Raffaello da Montelupo, che ebbe la statua di papa Leone, l'altro Giovanni
di Baccio, al quale fu data la statua di Clemente. Dato di poi ordine che si
murasse il lavoro di quadro e tutto quel che era fatto, si messe su l'opera,
dove le statue e le storie non erano in molti luoghi né impomiciate né
pulite, sì che dettono a Baccio più carico che nome.
Arrivato Baccio a Firenze, e trovato che 'l Duca aveva mandato il Tribolo
scultore a Carrara per cavar marmi per le fonti di Castello e per la