Page 1094 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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gentili a sì gran corpo, e se, come potevano, si fussino tenuti più alti con le
colonne, con dar maggior grandezza e maniera et altra invenzione a quella
opera, e se pur con la cornice ultima andavano a trovare il piano del primo
palco vecchio di sopra, eglino arebbono mostro maggior virtù e giudizio né
si sarebbe tanta fatica spesa invano, fatta così inconsideratamente, come
hanno visto poi coloro a chi è tocco a rassettarla, come si dirà, et a finirla,
perché con tutte le fatiche e studii adoperati dappoi vi sono molti disordini
et errori nella entrata della porta e nelle corrispondenze delle nicchie delle
facce, dove poi a molte cose è bisognato mutare forma. Ma non s'è già
potuto mai, se non si disfaceva il tutto, rimediare che ella non sia fuor di
scquadra e non lo mostri nel pavimento e nel palco. Vero è che nel modo
che essi la posono, così come ella si truova, vi è gran fattura e fatica e
merita lode assai per molte pietre lavorate col calandrino che sfuggono a
quartabuono per cagione dello sbiecare della sala; ma di diligenza e
d'essere bene murate, commesse e lavorate non si può fare né veder
meglio. Ma molto meglio sarebbe riuscito il tutto se Baccio, che non tenne
mai conto dell'architettura, si fusse servito di qualche migliore giudizio che
di Giuliano, il quale, se bene era buono maestro di legname et intendeva
d'architettura, non era però tale che a sì fatta opera, come quella sera, egli
fusse atto, come ha dimostrato l'esperienza. Imperò tutta questa opera
s'andò per ispazio di molti anni lavorando e murando poco più che la metà,
e Baccio finì e messe nelle nicchie minori la statua del signor Giovanni e
quella del duca Alessandro nella facciata dinanzi amendue e nella nicchia
maggiore, sopra un basamento di mattoni, la statua di papa Clemente e
tirò al fine ancora la statua del duca Cosimo, dove egli s'affaticò assai
sopra la testa, ma con tutto ciò il Duca e gli uomini di corte dicevano che
ella non lo somigliava punto. Onde avendone Baccio già prima fatto una di
marmo, la quale è oggi nel medesimo palazzo nelle camere di sopra, e fu
la migliore testa che facesse mai, e stette benissimo, egli difendeva e
ricuopriva l'errore e la cattività della presente testa con la bontà della
passata. Ma sentendo da ognuno biasimare quella testa, un giorno in
còllora la spiccò, con animo di farne un'altra e commetterla nel luogo di
quella, ma non la fece poi altrimenti. Et aveva Baccio per costume nelle
statue ch'e' faceva di mettere de' pezzi piccoli e grandi di marmo, non gli
dando noia il fare ciò e ridendosene, il che egli fece nell'Orfeo a una delle
teste di Cerbero, et a San Piero che è in Santa Maria del Fiore rimesse un
pezzo di panno; nel gigante di piazza, come si vede, rimesse a Cacco et
appiccò due pezzi, cioè una spalla et una gamba, et in molti altri suoi lavori
fece il medesimo, tenendo cotali modi i quali sogliono grandemente
dannare gli scultori. Finite queste statue, messe mano alla statua di papa
Leone per questa opera e la tirò forte innanzi. Vedendo poi Baccio che