Page 1080 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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l'intero braccio al suo. Parve questa opera tanto buona a Sua Santità, che
egli mutò pensiero et al re si risolvé mandare altre statue antiche e questa
a Firenze, et al cardinale Silvio Passerino cortonese legato in Fiorenza, il
quale allora governava la città, ordinò che ponesse il Laoconte nel palazzo
de' Medici nella testa del secondo cortile, il che fu l'anno 1525. Arrecò
questa opera gran fama a Baccio, il quale, finito il Laoconte, si dette a
disegnare una storia in un foglio reale aperto per satisfare a un disegno del
Papa, il quale era di far dipignere nella cappella maggiore di San Lorenzo
di Firenze il martirio di San Cosimo e Damiano in una faccia, e nell'altra
quello di San Lorenzo quando da Decio fu fatto morire su la graticola.
Baccio addunque l'istoria di San Lorenzo disegnando sottilissimamente,
nella quale immitò con molta ragione et arte vestiti et ignudi et atti diversi
de' corpi e delle membra e varii esercizii di coloro che intorno a San
Lorenzo stavano al crudele ufficio e particularmente l'empio Decio, che con
minaccioso volto affretta il fuoco e la morte all'innocente martire, il quale
alzando un braccio al cielo raccomanda lo spirito suo a Dio; così con questa
storia satisfece tanto Baccio al Papa, che egli operò che Marcantonio
Bolognese la 'ntagliasse in rame, il che da Marcantonio fu fatto con molta
diligenza et il Papa donò a Baccio per ornamento della sua virtù un cavalier
di San Piero. Dopo questo, tornatosene a Firenze, trovò Giovanfrancesco
Rustici, suo primo maestro, dipigneva un'istoria d'una conversione di San
Pagolo. Per la qual cosa prese a fare a concorrenza del suo maestro, in un
cartone, una figura ignuda d'un San Giovanni giovane nel diserto, il quale
tiene un agnello nel braccio sinistro et il destro alza al cielo. Fatto di poi
fare un quadro, si messe a colorirlo e finito che fu, lo pose a mostra su la
bottega di Michelagnolo suo padre, dirimpetto allo sdrucciolo che viene da
Orsanmichele in Mercato Nuovo. Fu dagli artefici lodato il disegno, ma il
colorito non molto, per avere del crudo e non con bella maniera dipinto,
ma Baccio lo mandò a donare a papa Clemente, et egli lo fece porre in
guardaroba, dove ancora oggi si trova.
Era fino al tempo di Leone X stato cavato a Carrara, insieme co' marmi
della facciata di S. Lorenzo di Firenze, un altro pezzo di marmo alto braccia
nove e mezzo e largo cinque braccia da piè. In questo marmo Michelagnolo
Buonarroti aveva fatto pensiero di far un gigante in persona d'Ercole che
uccidesse Cacco per metterlo in piazza a canto al Davitte gigante, fatto già
prima da lui, per essere l'uno e l'altro Davitte et Ercole insegna del palazzo,
e fattone più disegni e variati modelli, aveva cerco d'avere il favore di papa
Leone e del cardinale Giulio de' Medici, perciò che diceva che quel Davitte
aveva molti difetti causati da maestro Andrea scultore che l'aveva prima
abbozzato e guasto. Ma per la morte di Leone rimase allora indietro la
facciata di S. Lorenzo e questo marmo; ma di poi a papa Clemente