Page 1300 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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VITA DI FRANCESCO DETTO DE' SALVIATI PITTORE FIORENTINO
Fu padre di Francesco Salviati, del quale al presente scriviamo la vita et il
quale nacque l'anno 1510, un buon uomo chiamato Michelagnolo de' Rossi,
tessitore di velluti, il quale, avendo non questo solo, ma molti altri figliuoli
maschi e femine, e per ciò bisogno d'essere aiutato, aveva seco medesimo
deliberato di volere per ogni modo che Francesco attendesse al suo
mestiero di tessere velluti. Ma il giovinetto, che ad altro avea volto l'animo
et a cui dispiaceva il mestiero di quell'arte, come che anticamente ella
fusse esercitata da persone non dico nobili, ma assai agiate e ricche,
malvolentieri in questo seguitava il volere del padre. Anzi praticando nella
via de' Servi, dove aveva una sua casa, con i figliuoli di Domenico Naldini
suo vicino e cittadino orrevole, si vedea tutto volto a costumi gentili et
onorati e molto inclinato al disegno. Nella qual cosa gli fu un pezzo di non
piccolo aiuto un suo cugino chiamato il Diaceto, orefice e giovane che
aveva assai buon disegno; imperò che non pure gl'insegnava costui quel
poco che sapeva; ma l'accomodava di molti disegni di diversi valentuomini,
sopra i quali giorno e notte nascosamente dal padre, con incredibile studio
si esercitava Francesco. Ma essendosi di ciò accorto Domenico Naldini,
dopo aver bene esaminato il putto, fece tanto con Michelagnolo suo padre,
che lo pose in bottega del zio a imparare l'arte dell'orefice; mediante la
quale comodità di disegnare fece in pochi mesi Francesco tanto profitto,
che ognuno si stupiva. E perché usava in quel tempo una Compagnia di
giovani orefici e pittori trovarsi alcuna volta insieme et andare il dì delle
feste a disegnare per Fiorenza l'opere più lodate, niuno di loro più si
affaticava né con più amore di quello che faceva Francesco; i giovani della
qual Compagnia erano Nanni di Prospero delle Corniuole, Francesco di
Girolamo dal Prato orefice, Nannoccio da San Giorgio, e molti altri fanciulli
che poi riuscirono valentuomini nelle loro professioni.
In questo tempo, essendo anco ambidue fanciulli, divennero amicissimi
Francesco e Giorgio Vasari in questo modo: l'anno 1523 passando per
Arezzo Silvio Passerini cardinale di Cortona, come legato di papa Clemente
Settimo, Antonio Vasari suo parente menò Giorgio suo figliuol maggiore a
fare reverenza al Cardinale, il quale veggendo quel putto, che allora non
aveva più di nove anni, per la diligenza di Messer Antonio da Saccone e di
Messer Giovanni Polastra eccellente poeta aretino, essere nelle prime
lettere di maniera introdotto, che sapeva a mente una gran parte
dell'Eneide di Vergilio, che gliela volle sentire recitare, e che da Guglielmo
da Marzilla pittor franzese aveva imparato a disegnare, ordinò che Antonio