Page 1302 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
P. 1302
rimettere al loro luogo con perni di rame. Standosi dopo i Medici fuori e con
essi il detto cardinale di Cortona, Antonio Vasari ricondusse il figliuolo in
Arezzo con non poco dispiacere di lui e di Francesco, che s'amavano come
fratelli; ma non stettono molto l'uno dall'altro separati perciò che essendo
per la peste, che venne l'agosto seguente, morto a Giorgio il padre et i
migliori di casa sua, fu tanto con lettere stimolato da Francesco, il quale fu
per morirsi anch'egli di peste, che tornò a Fiorenza, dove con incredibile
studio, per ispazio di due anni cacciati dal bisogno e dal disiderio
d'imparare, fecero acquisto maraviglioso, riparandosi insieme col detto
Nannoccio da San Giorgio tutti e tre in bottega di Raffaello del Brescia
pittore, appresso al quale fece Francesco molti quadretti come quegli che
avea più bisogno per procacciarsi da poter vivere.
Venuto l'anno 1529, non parendo a Francesco che lo stare in bottega del
Brescia facesse molto per lui, andò egli e Nannoccio a stare con Andrea del
Sarto, e vi stettono quanto durò l'assedio, ma con tanto incommodo, che si
pentirono non aver seguitato Giorgio, il quale con Manno orefice si stette
quell'anno in Pisa, attendendo per trattenersi quattro mesi all'orefice.
Essendo poi andato il Vasari a Bologna, quando vi fu da Clemente Settimo
incoronato Carlo Quinto imperadore, Francesco, che era rimaso in Fiorenza,
fece in una tavoletta un boto d'un soldato che per l'assedio fu assaltato nel
letto da certi soldati per amazzarlo, et ancora che fussi cosa bassa, lo
studiò e lo condusse perfettamente; il qual boto capitò nelle mani a Giorgio
Vasari non è molti anni che lo donò al reverendo don Vincenzio Borghini
spedalingo degli Innocenti, che lo tien caro. Fece ai monaci neri di Badia
tre piccole storie in un tabernacolo del Sagramento stato fatto dal Tasso
intagliatore, a uso d'arco trionfale; in una delle quali è il sacrifizio
d'Abramo, nella seconda la manna e nella terza gl'ebrei, che nel partire
d'Egitto mangiano l'agnel pasquale. La quale opera fu sì fatta, che diede
saggio della riuscita che ha poi fatto. Dopo fece a Francesco Sertini, che lo
mandò in Francia, in un quadro una Dalida che tagliava i capegli a
Sansone, e nel lontano quando egli abbracciando le colonne del tempio, lo
rovina addosso ai Filistei, il quale quadro fece conoscere Francesco per il
più eccellente de' pittori giovani che allora fussero a Fiorenza.
Non molto dopo, essendo a Benvenuto dalla Volpaia, maestro d'oriuoli, il
quale allora si trovava in Roma, chiesto dal cardinale Salviati il Vecchio un
giovane pittore, il quale stesse appresso di sé, e gli facesse per suo deletto
alcune pitture, Benvenuto gli propose Francesco il quale era suo amico e
sapeva esser il più sufficiente di quanti giovani pittori conosceva; il che
fece anco tanto più volentieri, avendo promesso il Cardinale gli darebbe
ogni comodo et aiuto da potere studiare.