Page 1297 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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concorrenza, andasse maggiormente acquistando.
Giorgio intanto, avendo di queste cose parlato col Duca e pregatolo a

volere così favorire lo studio di queste nobili arti, come avea fatto quello
delle lettere, avendo riaperto lo studio di Pisa, creato un collegio di scolari
e dato principio all'Accademia fiorentina, lo trovò tanto disposto ad aiutare
e favorire questa impresa quanto più non arebbe saputo disiderare. Dopo

queste cose avendo i frati de' Servi meglio pensato al fatto, si risolverono,
e lo fecero intendere alla Compagnia, di non volere che il detto capitolo
servisse loro se non per farvi feste, uffici e seppellire, e che in niun altro
modo volevano avere, mediante le loro tornate e ragunarsi, quella servitù

nel loro convento. Di che avendo parlato Giorgio col Duca e chiestogli un
luogo, sua eccellenza disse avere pensato di accomodarne loro uno, dove
non solamente potrebbono edificare una Compagnia, ma avere largo
campo di mostrare, lavorando, la virtù loro. E poco dopo scrisse e fece

intendere per Messer Lelio Torelli al priore e monaci degl'Angeli che
accomodassono la detta Compagnia del tempio stato cominciato nel loro
monasterio da Filippo Scolari detto lo Spano. Ubbidirono i frati e la
Compagnia fu accomodata d'alcune stanze, nelle quali si ragunò più volte,

con buona grazia di que' padri che anco nel loro capitolo proprio
gl'accettarono alcune volte molto cortesemente. Ma essendo poi detto al
signor Duca che alcuni di detti monaci non erano del tutto contenti che là
entro si edificasse la Compagnia, perché il monasterio arebbe quella

servitù et il detto tempio, il quale dicevano volere con l'opere loro fornire,
si starebbe quanto a loro a quel modo, sua eccellenza fece sapere
agl'uomini dell'Accademia, che già aveva avuto principio et avea fatta la
festa di San Luca nel detto tempio, che poiché i monaci, per quanto

intendeva, non molto di buonavoglia gli volevano in casa, che non
mancherebbe di proveder loro un altro luogo. Disse oltre ciò il detto signor
Duca, come principe veramente magnanimo che è, non solo voler favorire
sempre la detta Accademia, ma egli stesso esser capo, guida e protettore

e che per ciò crearebbe, anno per anno, un luogotenente che in sua vece
intervenisse a tutte le tornate. E così facendo per lo primo elesse il
reverendo don Vincenzio Borghini, spedalingo degl'Innocenti, delle quali
grazie et amorevolezze mostrate dal signor Duca a questa sua nuova

Accademia fu ringraziato da dieci de' più vecchi et eccellenti di quella; ma
perché della riforma della Compagnia e degl'ordini dell'Accademia si tratta
largamente ne' capitoli che furono fatti dagl'uomini a ciò deputati et eletti
da tutto il corpo per riformatori, fra' Giovann'Agnolo, Francesco da San

Gallo, Agnolo Bronzino, Giorgio Vasari, Michele di Ridolfo e Pierfrancesco di
Iacopo di Sandro, coll'intervento del detto luogotenente e confermazione di
sua eccellenza, non ne dirò altro in questo luogo. Dirò bene, che non
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