Page 1296 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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sotterrati, con animo di lasciare come fece per contratto che que' frati, per
i beni che lascerebbe loro, fussero obligati dire messa alcuni giorni di festa
e feriali in detto capitolo, e che ciascun anno, il giorno della Santissima
Trinità, si facesse festa solennissima et il giorno seguente un ufficio di

morti per l'anime di coloro che in quel luogo fussero stati sotterrati.
Questo suo disegno adunque, avendo esso fra' Giovann'Agnolo e maestro

Zacheria scoperto a Giorgio Vasari, che era loro amicissimo, et insieme
avendo discorso sopra le cose della Compagnia del disegno che al tempo di
Giotto era stata creata et aveva le sue stanze avute in Santa Maria Nuova
di Fiorenza, come ne appare memoria ancor oggi all'altar maggiore dello

spedale, dal detto tempo insino a' nostri, pensarono con questa occasione
di raviarla e rimetterla su. E perché era la detta Compagnia dall'altar
maggiore sopra detto stata traportata (come si dirà nella vita di Iacopo di
Casentino) sotto le volte del medesimo spedale in sul canto della via della

Pergola, e di lì poi era stata ultimamente levata e tolta loro da don Isidoro
Montaguti spedalingo di quel luogo, ella si era quasi del tutto dismessa e
più non si ragunava. Avendo, dico, il frate, maestro Zacheria e Giorgio
discorso sopra lo stato di detta Compagnia lungamente, poi che il frate

ebbe parlato di ciò col Bronzino, Francesco San Gallo, Amannato, Vincenzio
de' Rossi, Michel di Ridolfo et altri molti scultori e pittori de' primi, e
manifestato loro l'animo suo, venuta la mattina della Santissima Trinità,
furono tutti i più nobili et eccellenti artefici dell'arte del disegno in numero

di quarantotto ragunati nel detto capitolo, dove si era ordinato una
bellissima festa e dove già era finita la detta sepoltura e l'altare tirato
tanto innanzi, che non mancavano se non alcune figure che v'andavano di
marmo. Quivi, detta una solennissima messa, fu fatta da un di que' padri

una bell'orazione in lode di fra' Giovann'Agnolo e della magnifica liberalità
che egli faceva alla Compagnia detta, donando loro quel capitolo, quella
sepoltura e quella cappella. Della quale, acciò pigliassero il possesso,
conchiuse essersi già ordinato che il corpo del Puntormo, il quale era stato

posto in un deposito nel primo chiostretto della Nunziata, fusse primo di
tutti messo in detta sepoltura. Finita dunque la messa e l'orazione, andati
tutti in chiesa dove in una bara erano l'ossa del detto Puntormo, postolo
sopra le spalle de' più giovani, con una falcola per uno et alcune torce,

girando intorno la piazza il portarono nel detto capitolo, il quale dove prima
era parato di panni d'oro, trovarono tutto nero, e pieno di morti dipinti et
altre cose simili. E così fu il detto Puntormo collocato nella nuova
sepoltura. Licenziandosi poi la Compagnia, fu ordinata la prima tornata per

la prossima domenica, per dar principio, oltre al corpo della Compagnia, a
una scelta de' migliori e creato un'accademia, con l'aiuto della quale chi
non sapeva imparasse, e chi sapeva, mosso da onorata e lodevole
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