Page 1291 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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di detto palazzo, un vivaio, fece di marmo un mostro marino, di tondo
rilievo, che versa in gran copia acqua nella detta peschiera; simile al quale
mostro ne fece un altro a que' signori, che fu mandato in Ispagna al
Granvela. Fece un gran Nettunno di stucco, che sopra un piedistallo fu
posto nel giardino del Principe; fece di marmo due ritratti del medesimo
Principe e due di Carlo Quinto, che furono portati da Coves in Ispagna.
Furono molto amici del frate, mentre stette in Genova, Messer Cipriano
Palavigino, il quale per essere di molto giudizio nelle cose delle nostre arti
ha praticato sempre volentieri con gl'artefici più eccellenti e quelli in ogni
cosa favoriti, il signore abbate Negro, Messer Giovanni da Monte Pulvano et
il signor Priore di San Matteo, et insomma tutti i primi gentiluomini e
signori di quella città, nella quale acquistò il frate fama e ricchezza.
Finite dunque le sopra dette opere, si partì fra' Giovann'Agnolo di Genova e
se n'andò a Roma per rivedere il Buonarroto, che già molti anni non aveva
veduto, e vedere se per qualche mezzo avesse potuto rapiccare il filo col
duca di Fiorenza e tornare a fornire l'Ercole che aveva lasciato imperfetto.
Ma arrivato a Roma, dove si comperò un cavalierato di San Piero, inteso
per lettere avute da Fiorenza che il Bandinello, mostrando aver bisogno di
marmo e facendo a credere che il detto Ercole era un marmo storpiato,
l'aveva spezzato con licenzia del maiorduomo Riccio e servitosene a far
cornici per la sepoltura del signor Giovanni, la quale egli allora lavorava, se
ne prese tanto sdegno, che per allora non volle altrimenti tornare a
rivedere Fiorenza, parendogli che troppo fusse sopportata la prosonzione,
arroganza et insolenza di quell'uomo. Mentre che il frate si andava
trattenendo in Roma avendo i messinesi deliberato di fare sopra la piazza
del lor Duomo una fonte con un ornamento grandissimo di statue, avevano
mandati uomini a Roma a cercare d'avere uno eccellente scultore; i quali
uomini, se bene avevano fermo Raffaello da Monte Lupo, perché s'infermò
quando apunto volea partire con esso loro per Messina, fecero altra
resoluzione e condussero il frate, che con ogni instanza e qualche mezzo
cercò d'avere quel lavoro. Avendo dunque posto in Roma al legnaiuolo
Angelo suo nipote che gli riuscì di più grosso ingegno che non aveva
pensato, con Martino si partì il frate e giunsono in Messina del mese di
settembre 1547, dove, accomodati di stanze e messo mano a fare il
condotto dell'acque che vengono di lontano et a fare venire marmi da
Carrara, condusse con l'aiuto di molti scarpellini et intagliatori con molta
prestezza quella fonte, che è così fatta: ha, dico, questa fonte otto facce,
cioè quattro grandi e principali e quattro minori, due delle quali maggiori
venendo in fuori fanno in sul mezzo un angolo, e due, andando in dentro,
s'accompagnano con un'altra faccia piana che fa l'altra parte dell'altre
quattro facce, che in tutto sono otto. Le quattro facce angolari, che