Page 1289 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
P. 1289





sono intagliati di basso rilievo fauni, satiri, ninfe et altre figure, che
suonano e cantano nella maniera che ha scritto nella sua dottissima
Arcadia di versi pastorali quell'uomo eccellentissimo. Sopra questa storia è
posta una cassa tonda di bellissimo garbo e tutta intagliata et adorna

molto, nella quale sono l'ossa di quel poeta, e sopra essa in sul mezzo è in
una basa la testa di lui ritratta dal vivo con queste parole a piè: "Actius
Sincerus", accompagnata da due putti con l'ale a uso d'amori, che intorno
hanno alcuni libri. In due nicchie poi, che sono dalle bande nell'altre due

facce della cappella, sono sopra due base due figure tonde di marmo ritte
e di tre braccia l'una o poco più: cioè San Iacopo apostolo e San Nazzaro.
Murata dunque nella guisa che s'è detta quest'opera, ne rimasero
sodisfattissimi i detti signori esecutori e tutto Napoli. Dopo ricordandosi il

frate d'avere promesso al principe Doria di tornare a Genova, per fargli in
San Matteo la sua sepoltura et ornare tutta quella chiesa, si partì subito da
Napoli et andossene a Genova, dove arrivato e fatti i modelli dell'opera che
dovea fare a quel signore, i quali gli piacquero infinitamente, vi mise mano

con buona provisione di danari e buon numero di maestri. E così dimorando
il frate in Genova fece molte amicizie di signori et uomini virtuosi e
particolarmente con alcuni medici, che gli furono di molto aiuto, perciò che
giovandosi l'un l'altro e facendo molte notomie di corpi umani et

attendendo all'architettura e prospettiva, si fece fra' Giovann'Agnolo
eccellentissimo. Oltre ciò, andando spesse volte il principe dove egli
lavorava e piacendogli i suoi ragionamenti, gli pose grandissima affezione.
Similmente in detto tempo di due suoi nipoti che aveva lasciati in custodia

a maestro Zacheria gliene fu mandato uno chiamato Angelo, giovane di
bell'ingegno e costumato, e poco appresso dal medesimo un altro
giovanetto chiamato Martino, figliuolo d'un Bartolomeo sarto, de' quali
ambi due giovani insegnando loro, come gli fussero figliuoli, si servì il frate

in quell'opera che avea fra mano. Della quale ultimamente venuto a fine,
messe su la cappella, sepoltura e gl'altri ornamenti fatti per quella chiesa;
la quale facendo a sommo la prima navata del mezzo una croce e giù per
lo manico tre, ha l'altar maggiore nel mezzo et in testa isolato. La cappella

dunque è retta ne' cantoni da quattro gran pilastri, i quali sostengono
parimente il cornicione che gira intorno e sopra cui girano in mezzo tondo
quattro archi, che posano alla dirittura de' pilastri; de' quali archi tre ne
sono nel vano di mezzo, ornati di finestre non molto grandi, e sopra questi

archi gira una cornice tonda, che fa quattro angoli fra arco et arco ne' canti,
e di sopra fa una tribuna a uso di catino. Avendo dunque il frate fatto molti
ornamenti di marmo, dintorno all'altare da tutte quattro le bande, sopra
quello pose un bellissimo e molto ricco vaso di marmo per lo Santissimo

Sacramento, in mezzo a due Angeli pur di marmo, grandi quanto il
   1284   1285   1286   1287   1288   1289   1290   1291   1292   1293   1294