Page 1286 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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i suoi frati de' Servi facevano capitolo generale a Budrione, vi andò per
visitare molti amici suoi e particolarmente maestro Zacheria fiorentino, suo
amicissimo, ai preghi del quale fece in un dì et una notte due figure di terra
grandi quanto il naturale, cioè la Fede e la Carità, le quali finte di marmo

bianco, servirono per una fonte posticcia, da lui fatta con un gran vaso di
rame, che durò a gettar acqua tutto il giorno che fu fatto il generale, con
molta sua lode et onore. Da Budrione tornatosene con detto maestro
Zacheria a Firenze nel suo convento de' Servi, fece similmente di terra, e le

pose in due nicchie del capitolo, due figure maggiori del naturale, cioè
Moisè e San Paulo, che gli furono molto lodate. Essendo poi mandato in
Arezzo da maestro Dionisio, allora generale de' Servi, il quale fu poi fatto
cardinale da papa Paulo III et il quale si sentiva molto obligato al generale

Angelo d'Arezzo che l'avea allevato et insegnatogli le buone lettere, fece
fra' Giovann'Agnolo al detto generale aretino una bella sepoltura di
macigno in S. Piero di quella città, con molti intagli et alcune statue, e di
naturale sopra una cassa il detto generale Angelo e due putti nudi di tondo

rilievo, che piagnendo spengono le faci della vita umana, con altri
ornamenti che rendono molto bella quest'opera; la quale non era anco
finita del tutto quando, essendo chiamato a Firenze dai proveditori sopra
l'apparato che allora faceva fare il duca Alessandro, per la venuta in quella

città di Carlo V imperadore che tornava vittorioso da Tunis, fu forzato
partirsi. Giunto dunque a Firenze, fece al ponte a Santa Trinita sopra una
basa grande una figura d'otto braccia che rappresentava il fiume Arno a
giacere, il quale in atto mostrava di rallegrarsi col Reno, Danubio, Biagrada

et Ibero fatti da altri, della venuta di sua maestà, il quale Arno dico fu una
molto bella e buona figura. In sul canto de' Carnesecchi fece il medesimo in
una figura di dodici braccia Iason duca degl'Argonauti, ma questa per esser
di smisurata grandezza et il tempo corto, non riuscì della perfezzione che la

prima; come né anco una Ilarità augusta che fece al canto alla Cuculia. Ma
considerata la brevità del tempo nel quale egli condusse quest'opere, elle
gl'acquistarono grand'onore e nome così appresso gl'artefici come
l'universale. Finita poi l'opera d'Arezzo, intendendo che Girolamo Genga

avea da fare un'opera di marmo in Urbino, l'andò il frate a trovare, ma non
si essendo venuto a conchiudere niuna, prese la volta di Roma, e quivi
badato poco, se n'andò a Napoli con speranza d'avere a fare la sepoltura di
Iacopo Sanazaro gentiluomo napoletano e poeta veramente singolare e

rarissimo.
Avendo edificato il Sanazaro a Margoglino, luogo di bellissima vista et

amenissimo nel fine di Chiaia sopra la marina, una magnifica e molto
commoda abitazione, la quale si godé mentre visse, lasciò venendo a
morte quel luogo, che ha forma di convento, et una bella chiesetta
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