Page 1287 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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all'Ordine de' frati de' Servi, ordinando al signor Cesare Mormerio et al
signor conte di Lif, esecutori del suo testamento, che nella detta chiesa da
lui edificata, e la quale doveva essere ufficiata dai detti padri, gli facessero
la sua sepoltura. Ragionandosi dunque di farla, fu proposto dai frati ai detti
essecutori fra' Giovann'Agnolo, al quale, andato egli come s'è detto a
Napoli, finalmente fu la detta sepoltura allogata, essendo stati giudicati i
suoi modelli assai migliori di molti altri che n'erano stati fatti da diversi
scultori, per mille scudi. De' quali avendo avuto buona partita, mandò a
cavare i marmi Francesco del Tadda da Fiesole, intagliatore eccellente, al
quale aveva dato a fare tutti i lavori di quadro e d'intaglio che avevano a
farsi in quell'opera per condurla più presto.
Mentre che il frate si metteva a ordine per fare la detta sepoltura, essendo
in Puglia venuta l'armata turchesca e perciò standosi in Napoli con non
poco timore, fu dato ordine di fortificare la città e fatti sopra ciò quattro
grand'uomini e di migliore giudizio; i quali per servirsi d'architettori
intendenti, andarono pensando al frate, il quale avendo di ciò alcuno
sentore avuto e non parendogli che ad uomo religioso come egli era
istesse bene adoperarsi in cose di guerra, fece intendere a detti essecutori
che farebbe quell'opera o in Carrara, o in Fiorenza, e ch'ella sarebbe al
promesso tempo condotta e murata al luogo suo. Così dunque condottosi
da Napoli a Fiorenza, gli fu subito fatto intendere dalla signora donna
Maria, madre del duca Cosimo, che egli finisse il S. Cosimo, che già aveva
cominciato con ordine del Buonarroto, per la sepoltura del Magnifico
Lorenzo Vecchio. Onde rimessovi mano, lo finì; e ciò fatto, avendo il Duca
fatto fare gran parte de' condotti per la fontana grande di Castello sua villa
et avendo quella ad avere per finimento un Ercole in cima che facesse
scoppiare Anteo, a cui uscisse in cambio del fiato acqua di bocca che
andasse in alto, fu fattone fare al frate un modello assai grandetto, il quale
piacendo a sua eccellenza, fu comessogli che lo facesse et andasse a
Carrara a cavare il marmo; la dove andò il frate molto volentieri per tirare
innanzi con quella occasione la detta sepoltura del Sanazzaro e
particolarmente una storia di figure di mezzo rilievo. Standosi dunque il
frate a Carrara, il cardinale Doria scrisse di Genova al cardinal Cibo, che si
trovava a Carrara, che non avendo mai finita il Bandinello la statua del
principe Doria e non avendola a finire altrimenti, che procacciasse di fargli
avere qualche valentuomo scultore che la facesse, perciò che avea cura di
sollecitare quell'opera. La quale lettera avendo ricevuta Cibo, che molto
innanzi avea cognizione del frate, fece ogni opera di mandarlo a Genova,
ma egli disse sempre non potere e non volere in niun modo servire sua
signoria reverendissima, se prima non sodisfaceva all'obligo e promessa
che aveva col duca Cosimo. Avendo mentre che queste cose si trattavano