Page 1285 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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ottimo giudicio e che il frate era valentuomo. Avendo Michelagnolo finiti
con l'aiuto del frate e posti su le statue del duca Lorenzo e Giuliano,
essendo chiamato dal Papa, che volea si desse ordine di fare di marmo la
facciata di San Lorenzo, andò a Roma; ma non vi ebbe fatto molta dimora
che, morto papa Clemente, si rimase ogni cosa imperfetta; onde scopertasi
a Firenze con l'altre opere la statua del frate, così imperfetta come era, ella
fu sommamente lodata, e nel vero, o fusse lo studio e diligenza di lui, o
l'aiuto di Michelagnolo, ella riuscì poi ottima figura e la migliore che mai
facesse il frate di quante ne lavorò in vita sua; onde fu veramente degna di
essere, dove fu, collocata.
Rimaso libero il Buonarroto per la morte del Papa dall'obligo di San
Lorenzo, voltò l'animo a uscir di quello che aveva per la sepoltura di papa
Giulio Secondo, ma perché aveva in ciò bisogno d'aiuto, mandò per lo frate,
il quale non andò a Roma altrimenti prima che avesse finita del tutto
l'imagine del duca Alessandro nella Nunziata, la quale condusse fuor
dell'uso dell'altre e bellissima, in quel modo che esso signore si vede
armato e ginocchioni sopra un elmo alla borgognona e con una mano al
petto in atto di raccomandarsi a quella Madonna. Fornita adunque questa
imagine et andato a Roma, fu di grande aiuto a Michelagnolo nell'opera
della già detta sepoltura di Giulio Secondo. In tanto intendendo il cardinale
Ipolito de' Medici che il cardinale Turnone aveva da menare in Francia per
servizio del Re uno scultore, gli mise innanzi fra' Giovann'Agnolo, il quale
essendo a ciò molto persuaso con buone ragioni da Michelagnolo, se
n'andò col detto cardinale Turnone a Parigi; dove giunti fu introdotto al Re,
che il vide molto volentieri e gl'assegnò poco appresso una buona
provisione, con ordine che facesse quattro statue grandi, delle quali non
aveva anco il frate finiti i modelli, quando essendo il Re lontano et
occupato in alcune guerre ne' confini del regno con gl'inglesi, cominciò a
essere bistrattato dai tesorieri et a non tirare le sue provisioni, né avere
cosa che volesse secondo che dal Re era stato ordinato. Per che sdegnatosi
e parendogli che quanto stimava quel magnanimo Re le virtù e gli uomini
virtuosi, altretanto fussero dai ministri disprezzate e vilipese, si partì, non
ostante che dai tesorieri, i quali pur s'avidero del suo mal animo, gli
fussero le sue decorse provisioni pagate infino a un quattrino. Ma è ben
vero che prima che si movesse, per sue lettere fece asapere così al Re
come al cardinale volersi partire. Da Parigi dunque andato a Lione, e di lì
per la Provenza a Genova, non vi fé molta stanza ché in compagnia d'alcuni
amici andò a Vinezia, Padova, Verona e Mantoa, veggendo con molto suo
piacere, e talora disegnando, fabriche, sculture e pitture, ma sopra tutte
molto gli piacquero in Mantoa le pitture di Giulio Romano, alcuna delle
quali disegnò con diligenza. Avendo poi inteso in Ferrara et in Bologna che