Page 1281 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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fortuna del Rustico che se gli diede a conoscere, gli venne nel maggior
bisogno a tempo, imperò che il signor Piero mandandolo a una badia, o
altro luogo che si fusse, del fratello, non solamente sovvenne la povera
vecchiezza di Giovanfrancesco, ma lo fece servire e governare, secondo che

la sua molta virtù meritava, insino all'ultimo della vita.
Morì Giovanfrancesco d'anni ottanta, e le sue cose rimasero per la maggior

parte al detto signore Piero Strozzi. Non tacerò essermi venuto a notizia
che mentre Antonio Mini, discepolo del Buonarroti, dimorò in Francia e fu
da Giovanfrancesco trattenuto et accarezzato in Parigi, che vennero in
mano di esso Rustichi alcuni cartoni, disegni e modelli di mano di

Michelagnolo, de' quali una parte ebbe Benvenuto Cellini scultore mentre
stette in Francia, il quale gli ha condotti a Fiorenza. Fu Giovanfrancesco,
come si è detto, non pure senza pari nelle cose di getto, ma
costumatissimo, di somma bontà e molto amatore de' poveri, onde non è

maraviglia se fu con molta liberalità sovvenuto nel suo maggior bisogno di
danari e d'ogni altra cosa dal detto signor Piero; però che è sopra ogni
verità verissimo che in mille doppi, eziandio in questa vita, sono ristorate le
cose che al prossimo ci fanno per Dio. Disegnò il Rustico benissimo come,

oltre al nostro libro, si può vedere in quello de' disegni del molto reverendo
don Vincenzio Borghini. Il sopra detto Lorenzo Naldini, cognominato
Guazzetto, discepolo del Rustico, ha in Francia molte cose lavorato
ottimamente di scultura, ma non ho potuto sapere i particolari, come né

anco dal suo maestro, il quale si può credere che non stesse tanti anni in
Francia quasi ozioso, né sempre intorno a quel suo cavallo. Aveva il detto
Lorenzo alcune case fuor della porta a San Gallo ne' borghi, che furono per
l'assedio di Firenze rovinati, che gli furono insieme con l'altre dal popolo

gettate per terra, la qual cosa gli dolse tanto, che tornando egli a rivedere
la patria l'anno 1540, quando fu vicino a Fiorenza un quarto di miglio si
mise la capperuccia d'una sua cappa in capo e si coprì gl'occhi per non
vedere disfatto quel borgo e la sua casa nell'entrare per la detta porta;

onde, veggendolo così incarruffato le guardie della porta e dimandando che
ciò volesse dire, intesero da lui perché si fusse così coperto e se ne risero.
Costui essendo stato pochi mesi in Firenze, se ne tornò in Francia e vi
menò la madre, dove ancora vive e lavora.



IL FINE DELLA VITA DI GIOVANFRANCESCO RUSTICHI FIORENTINO




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