Page 1282 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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VITA DI FRA' GIOVANN'AGNOLO MONTORSOLI SCULTORE


Nascendo a un Michele d'Agnolo da Poggibonzi, nella villa chiamata
Montorsoli, lontana da Firenze tre miglia in sulla strada di Bologna, dove

aveva un suo podere assai grande e buono, un figliuolo maschio, gli pose il
nome di suo padre cioè Angelo. Il quale fanciullo crescendo et avendo, per
quello che si vedeva, inclinazione al disegno, fu posto dal padre, essendo a

così fare consigliato dagl'amici, allo scarpellino con alcuni maestri che
stavano nelle cave di Fiesole, quasi dirimpetto a Montorsoli, appresso ai
quali continuando Angelo di scarpellare in compagnia di Francesco del
Tadda, allora giovinetto, e d'altri, non passarono molti mesi che seppe
benissimo maneggiare i ferri e lavorare molte cose di quello esercizio.

Avendo poi per mezzo del Tadda fatto amicizia con maestro Andrea
scultore da Fiesole, piacque a quello uomo in modo l'ingegno del fanciullo,
che postogli affezione, gli cominciò a insegnare, e così lo tenne appresso di

sé tre anni. Dopo il quale tempo, essendo morto Michele suo padre, se
n'andò Angelo in compagnia di altri giovani scarpellini alla volta di Roma,
dove essendosi messo a lavorare nella fabrica di San Piero, intagliò alcuni
di que' rosoni che sono nella maggior cornice che gira dentro a quel
tempio, con suo molto utile e buona provisione. Partitosi poi di Roma, non

so perché, si acconciò in Perugia con un maestro di scarpello, che in capo a
un anno gli lasciò tutto il carico de' suoi lavori. Ma conoscendo Agnolo che
lo stare a Perugia non faceva per lui e che non imparava, portasegli

occasione di partire se n'andò a lavorare a Volterra nella sepoltura di
Messer Raffaello Maffei detto il Volaterranno, nella quale, che si faceva di
marmo, intagliò alcune cose, che mostrarono quell'ingegno dovere fare un
giorno qualche buona riuscita. La quale opera finita, intendendo che
Michelagnolo Buonarroti metteva allora in opera i migliori intagliatori e

scarpellini che si trovassero, nelle fabriche della sagrestia e libreria di San
Lorenzo, se n'andò a Firenze dove messo a lavorare, nelle prime cose che
fece conobbe Michelagnolo in alcuni ornamenti che quel giovinetto era di

bellissimo ingegno e risoluto e che più conduceva egli solo in un giorno che
in due non facevono i maestri più pratichi e vecchi. Onde fece dare a lui
fanciullo il medesimo salario che essi attempati tiravano.

Fermandosi poi quelle fabriche l'anno 1527 per la peste e per altre ragioni,
Agnolo non sapendo che altro farsi, se n'andò a Poggibonzi, là onde
avevano avuto origine i suoi, padre et avolo, e quivi con Messer Giovanni

Norchiati suo zio, persona religiosa e di buone lettere, si trattenne un
pezzo, non facendo altro che disegnare e studiare. Ma venutagli poi
volontà, veggendo il mondo sotto sopra, d'essere religioso e d'attendere
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