Page 1283 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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alla quiete e salute dell'anima sua, se n'andò a l'eremo di Camaldoli, dove
provando quella vita e non patendo que' disagi e digiuni et astinenze di
vita, non si fermò altrimenti. Ma tuttavia nel tempo che vi dimorò, fu molto
grato a que' padri perché era di buona condizione, et in detto tempo il suo

trattenimento fu intagliare in capo d'alcune mazze, o vero bastoni, che que'
santi padri portano quando vanno da Camaldoli all'ermo, o altrimenti a
diporto per la selva quando si dispensa il silenzio, teste d'uomini e di
diversi animali, con belle e capricciose fantasie. Partito dall'eremo con

licenzia e buona grazia del maggiore et andatosene alla Vernia, come
quelli che ad ogni modo era tirato a essere religioso, vi stette un pezzo,
seguitando il coro e conversando con que' padri. Ma né anco quella vita
piacendogli, dopo avere avuto informazioni del vivere di molte religioni in

Fiorenza et in Arezzo, dove andò partendosi dalla Vernia, et in niun'altra
potendosi accomodare in modo, che gli fusse comodo attendere al disegno
et alla salute dell'anima, si fece finalmente frate negl'Ingesuati di Firenze,
fuor della porta Pinti, e fu da loro molto volentieri ricevuto con speranza,

attendendo essi alle finestre di vetro, che egli dovesse in ciò essere loro di
molto aiuto e comodo. Ma non dicendo que' padri messa secondo l'uso del
vivere e Regola loro, e tenendo per ciò un prete che la dica ogni mattina,
avevano allora per capellano un fra' Martino dell'Ordine de' Servi, persona

d'assai buon giudizio e costumi. Costui dunque, avendo conosciuto
l'ingegno del giovane e considerato che poco poteva esercitarlo fra que'
padri che non fanno altro che dire paternostri, fare finestre di vetro, stillare
acqua, acconciare orti et altri somiglianti esercizii, e non istudiano, né

attendono alle lettere, seppe tanto fare e dire, che il giovane, uscito
degl'Ingesuati, si vestì ne' frati de' Servi della Nunziata di Firenze a' dì sette
d'ottobre l'anno 1530 e fu chiamato fra' Giovann'Agnolo. L'anno poi 1531,
avendo in quel mentre apparato le cerimonie et ufficii di quell'Ordine e

studiato l'opere d'Andrea del Sarto che sono in quel luogo, fece, come
dicono essi, professione; e l'anno seguente, con piena sodisfazione di quei
padri e contentezza de' suoi parenti, cantò la sua prima messa, con molta
pompa et onore. Dopo essendo state da giovani più tosto pazzi che

valorosi nella cacciata de' Medici guaste l'imagini di cera di Leone,
Clemente e d'altri di quella famiglia nobilissima, che vi erano posti per
voto, deliberando i frati che si rifacessero, fra' Giovann'Agnolo con l'aiuto
d'alcuni di loro, che attendevano a sì fatte opere d'imagini, rinovò alcune

che v'erano vecchie e consumate dal tempo e di nuovo fece il papa Leone
e Clemente, che ancor vi si veggiono; e poco dopo il re di Bossina et il
signor Vecchio di Piombino; nelle quali opere acquistò fra' Giovann'Agnolo
assai.

Intanto essendo Michelagnolo a Roma appresso papa Clemente, il qual
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