Page 1464 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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palma in mano, aveva un de' piedi posto in sul collo e, guardandola con
atto sdegnoso, parea che le dicesse la sua necessità o volontà che sia non
avere fatto nulla, però che mal suo grado viverà Michelagnolo in ogni
modo. Il motto diceva così: "Vicit inclita virtus", e questa fu invenzione del
Vasari. Né tacerò che ciascuna di queste Morti era tramezzata dall'impresa
di Michelagnolo, che erano tre corone o vero tre cerchi intrecciati insieme,
in guisa che la circonferenza dell'uno passava per lo centro degl'altri due
scambievolmente. Il quale segno usò Michelagnolo, o perché intendesse
che le tre professioni di scultura, pittura et architettura fussero intrecciate
et in modo legate insieme, che l'una dà e riceve dall'altra comodo et
ornamento e ch'elle non si possono né deono spiccar d'insieme, o pure che
come uomo d'alto ingegno ci avesse dentro più sottile intendimento. Ma
gl'accademici, considerando lui in tutte e tre queste professioni essere
stato perfetto, e che l'una ha aiutato et abbellito l'altra, gli mutarono i tre
cerchi in tre corone intrecciate insieme, col motto: "Tergeminis tollit
honoribus", volendo perciò dire che meritamente in dette tre professioni se
gli deve la corona di somma perfezzione.
Nel pergamo dove il Varchi fece l'orazione funerale, che poi fu stampata,
non era ornamento alcuno, perciò che essendo di bronzo e di storie di
mezzo e basso rilievo dall'eccellente Donatello stato lavorato, sarebbe
stato ogni ornamento, che se gli fusse sopra posto, di gran lunga men
bello. Ma era bene in su quell'altro, che gli è dirimpetto e che non era
ancor messo in su le colonne, un quadro alto quattro braccia e largo poco
più di due, dove con bella invenzione bonissimo disegno era dipinto per la
Fama o vero Onore un giovane con bellissima attitudine con una tromba
nella man destra e con i piedi addosso al Tempo et alla Morte, per
mostrare che la fama e l'onore, mal grado della morte e del tempo,
serbano vivi in eterno coloro che virtuosamente in questa vita hanno
operato. Il qual quadro fu di mano di Vincenzio Danti perugino scultore, del
quale si è parlato e si parlerà altra volta. In cotal modo essendo apparata
la chiesa, adorna di lumi e piena di populo inumerabile, per essere ognuno,
lasciata ogni altra cura, concorso a così onorato spettacolo, entrarono
dietro al detto luogotenente dell'Accademia, accompagnati dal capitano et
alabardieri della guardia del Duca, i consoli e gl'accademici et insomma
tutti i pittori, scultori et architetti di Firenze. I quali poi che furono a
sedere, dove fra il catafalco e l'altare maggiore erano stati buona pezza
aspettati da un numero infinito di signori e gentiluomini, che secondo i
meriti di ciascuno erano stati a sedere accomodati, si diede principio a una
solennissima messa de' morti con musiche e cerimonie d'ogni sorte. La
quale finita, salì sopra il pergamo già detto il Varchi, che poi non aveva
fatto mai cotale ufficio che egli lo fece per la illustrissima signora duchessa