Page 166 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
P. 166





ch'egli vi dipinse, fece nel luogo dell'Arena una Gloria mondana, che
gl'arrecò molto onore e utile. Lavorò anco in Milano alcune cose che sono
sparse per quella città, e che insino a oggi sono tenute bellissime.

Finalmente tornato da Milano, non passò molto che, avendo in vita fatto
tante e tanto bell'opere, et essendo stato non meno buon cristiano che
eccellente pittore, rendé l'anima a Dio l'anno 1336, con molto dispiacere di

tutti i suoi cittadini, anzi di tutti coloro che non pure l'avevano conosciuto,
ma udito nominare: e fu sepellito, sì come le sue virtù meritavano,
onoratamente, essendo stato in vita amato da ognuno, e particolarmente
dagli uomini eccellenti in tutte le professioni; perché oltre a Dante, di cui

avemo di sopra favellato, fu molto onorato dal Petrarca, egli e l'opere sue:
intanto che si legge nel testamento suo ch'egli lascia al signor Francesco
da Carrara signor di Padoa, fra l'altre cose da lui tenute in somma
venerazione, un quadro di man di Giotto drentovi una Nostra Donna, come

cosa rara e stata a lui gratissima. E le parole di quel capitolo del
testamento dicono così: "Transeo ad dispositionem aliarum rerum; et
praedicto igitur domino meo Paduano, quia et ipse per Dei gratiam non
eget, et ego nihil aliud habeo dignum se, mitto tabulam meam sive

historiam Beatae Virginis Mariae operis Jocti pictoris egregii, quae mihi ab
amico meo Michaele Vannis de Florentia missa est, in cuius pulchritudinem
ignorantes non intelligunt, magistri autem artis stupent: hanc iconam ipsi
domino lego, ut ipsa Virgo benedicta sibi sit propitia apud filium suum

Jesum Christum etc.". Et il medesimo Petrarca, in una sua epistola latina
nel quinto libro delle Familiari, dice queste parole: "Atque (ut a veteribus
ad nova, ab externis ad nostra transgrediar), duos ego novi pictores
egregios, nec formosos, Iottum Florentinum civem, cuius inter modernos

fama ingens est, et Simonem Senensem. Novi sculptores aliquot etc.".
Fu sotterrato in S. Maria del Fiore dalla banda sinistra entrando in chiesa,

dove è un matton di marmo bianco per memoria di tanto uomo. E come si
disse nella vita di Cimabue, un comentator di Dante, che fu nel tempo che
Giotto viveva, disse: "Fu et è Giotto tra i pittori il più sommo della

medesima città di Firenze, e le sue opere il testimoniano a Roma, a Napoli,
a Vignone, a Fiorenza, Padoa, e in molte altre parti del mondo".
I discepoli suoi furono Taddeo Gaddi, stato tenuto da lui a battesimo, come

s'è detto, e Puccio Capanna fiorentino, che in Rimini nella chiesa di S.
Cataldo de' frati Predicatori dipinse perfettamente in fresco un voto d'una
nave che pare che affoghi nel mare, con uomini che gettano robbe

nell'acqua, de' quali è uno esso Puccio, ritratto di naturale, fra un buon
numero di marinari. Dipinse il medesimo in Ascesi nella chiesa di S.
Francesco molte opere dopo la morte di Giotto, et in Fiorenza nella chiesa
   161   162   163   164   165   166   167   168   169   170   171