Page 163 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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danari e dell'altre cose terrene, le quali pare che le putino; et in quelli il
ritratto stesso dell'avarizia e ingordigia umana. Parimente la figura d'uno
che annoverandole i danari, pare che accenni al notaio che scriva, è molto
bella; considerato, che sebbene ha gli occhi al notaio, tenendo nondimeno
le mani sopra i danari, fa conoscere l'affezione, l'avarizia sua e la
diffidenza. Similmente le tre figure che in aria sostengono l'abito di S.
Francesco, figurate per l'Ubbidienza, Pacienza e Povertà sono degne
d'infinita lode, per essere massimamente nella maniera de' panni un
naturale andar di pieghe, che fa conoscere che Giotto nacque per dar luce
alla pittura. Ritrasse oltre ciò tanto naturale il signor Malatesta in una nave
di questa opera, che pare vivissimo: et alcuni marinari et altre genti nella
prontezza, nell'affetto e nell'attitudini, e particolarmente una figura, che
parlando con alcuni, e mettendosi una mano al viso, sputa in mare, fa
conoscere l'eccellenza di Giotto. E certamente fra tutte le cose di pittura
fatte da questo maestro, questa si può dire che sia una delle migliori;
perché non è figura in sì gran numero, che non abbia in sé grandissimo
artifizio e che non sia posta con capricciosa attitudine. E però non è
maraviglia, se non mancò il signor Malatesta di premiarlo magnificamente
e lodarlo.
Finiti i lavori di quel Signore, fece, pregato da un priore fiorentino che
allora era in S. Cataldo d'Arimini, fuor della porta della chiesa, un S.
Tommaso d'Aquino che legge a' suoi frati. Di quivi partito, tornò a
Ravenna, et in S. Giovanni Evangelista fece una capella a fresco lodata
molto. Essendo poi tornato a Firenze con grandissimo onor e con buone
facultà, fece in S. Marco a tempera un Crucifisso in legno maggiore che il
naturale e in campo d'oro, il quale fu messo a man destra in chiesa; et un
altro simile ne fece in S. Maria Novella, in sul quale Puccio Capanna, suo
creato, lavorò in sua compagnia: e quest'è ancor oggi sopra la porta
maggiore nell'entrare in chiesa a man destra sopra la sepoltura de' Gaddi.
E nella medesima chiesa fece sopra il tramezzo un S. Lodovico e Paulo di
Lotto Ardinghelli, et a' piedi il ritratto di lui e della moglie, di naturale.
L'anno poi 1327 essendo Guido Tarlati da Pietramala, vescovo e signore
d'Arezzo, morto a Massa di Maremma nel tornare da Lucca, dove era stato
a visitare l'Imperatore, poi che fu portato in Arezzo il suo corpo, e lì ebbe
avuta l'onoranza del mortorio onoratissima, deliberarono Piero Saccone e
Dolfo da Pietramala, fratello del vescovo, che gli fosse fatto un sepolcro di
marmo degno della grandezza di tanto uomo, stato signore spirituale e
temporale, e capo di Parte ghibellina in Toscana. Per che, scritto a Giotto
che facesse il disegno d'una sepoltura ricchissima, e quanto più si potesse
onorata, e mandatogli le misure, lo pregarono appresso, che mettesse loro
per le mani uno scultore il più eccellente, secondo il parer suo, di quanti ne