Page 164 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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erano in Italia, perché si rimettevano di tutto al giudizio di lui. Giotto, che
cortese era, fece il disegno e lo mandò loro; e secondo quello, come al suo
luogo si dirà, fu fatta la detta sepoltura. E perché il detto Piero Saccone
amava infinitamente la virtù di questo uomo, avendo preso, non molto

dopo che ebbe avuto il detto disegno, il Borgo a S. Sepolcro, di là condusse
in Arezzo una tavola di man di Giotto di figure piccole, che poi se n'è ita in
pezzi; e Baccio Gondi gentiluomo fiorentino, amatore di queste nobili arti e
di tutte le virtù, essendo commessario d'Arezzo, ricercò con gran diligenza i

pezzi di questa tavola, e trovatone alcuni, gli condusse a Firenze, dove gli
tiene in gran venerazione insieme con alcune altre cose che ha di mano del
medesimo Giotto; il quale lavorò tante cose che raccontandole non si
crederebbe.

E non sono molti anni, che trovandomi io all'eremo di Camaldoli, dove ho
molte cose lavorato a que' reverendi padri, vidi in una cella (e vi era stato

portato dal molto reverendo don Antonio da Pisa, allora Generale della
congregazione di Camaldoli) un Crucifisso piccolo in campo d'oro, e col
nome di Giotto di sua mano, molto bello: il quale Crucifisso si tiene oggi,
secondo che mi dice il reverendo don Silvano Razzi, monaco camaldolese,

nel monasterio degl'Angeli di Firenze, nella cella del maggiore, come cosa
rarissima per essere di mano di Giotto, et in compagnia d'un bellissimo
quadretto di mano di Raffaello da Urbino.

Dipinse Giotto ai frati Umiliati d'Ognissanti di Firenze una cappella e
quattro tavole, e fra l'altre in una la Nostra Donna con molti angeli intorno

e col Figliuolo in braccio, et un Crucifisso grande in legno; dal quale Puccio
Capanna pigliando il disegno, ne lavorò poi molti per tutta Italia, avendo
molto in pratica la maniera di Giotto. Nel tramezzo di detta chiesa era,
quando questo libro delle Vite de' pittori, scultori e architetti si stampò la
prima volta, una tavolina a tempera stata dipinta da Giotto con infinita

diligenza, dentro la quale era la morte di Nostra Donna con gl'Apostoli
intorno, e con un Cristo che in braccio l'anima di lei riceveva. Questa opera
dagl'artefici pittori era molto lodata, e particolarmente da Michelagnolo

Buonarroti, il quale affermava, come si disse altra volta, la proprietà di
questa istoria dipinta non potere essere più simile al vero di quello
ch'ell'era. Questa tavoletta, dico, essendo venuta in considerazione, da che
si diede fuora la prima volta il libro di queste Vite, è stata poi levata via da
chi che sia: che forse per amor dell'arte e per pietà, parendogli che fusse

poco stimata, si è fatto, come disse il nostro poeta, spietato. E veramente
fu in que' tempi un miracolo, che Giotto avesse tanta vaghezza nel
dipignere, considerando massimamente che egli imparò l'arte, in un certo

modo, senza maestro.
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