Page 161 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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dà una parte a un povero che gli è inanzi quasi tutto ignudo. Avendo poi
fatto nella Badia di Santa Fiora, in legno, un Crucifisso grande a tempera,
che è oggi nel mezzo di quella chiesa, se ne ritornò finalmente in Firenze,
dove fra l'altre cose, che furono molte, fece nel monasterio delle Donne di
Faenza alcune pitture et in fresco et a tempera, che oggi non sono in
essere per esser rovinato quel monasterio.
Similmente l'anno 1322, essendo l'anno innanzi con suo molto dispiacere
morto Dante suo amicissimo, andò a Lucca, et a richiesta di Castruccio,
Signore allora di quella città sua patria, fece una tavola in S. Martino,
drentovi un Cristo in aria e quattro Santi protettori di quella città, cioè S.
Piero, S. Regolo, S. Martino e S. Paulino, i quali mostrano di raccomandare
un Papa et un Imperator: i quali, secondo che per molti si crede, sono
Federigo Bavaro e Nicola Quinto antipapa. Credono parimente alcuni che
Giotto disegnasse a S. Fridiano nella medesima città di Lucca il castello e
fortezza della Giusta, che è inespugnabile.
Dopo, essendo Giotto ritornato in Firenze, Ruberto re di Napoli scrisse a
Carlo duca di Calavria suo primogenito, il quale si trovava in Firenze, che
per ogni modo gli mandasse Giotto a Napoli, perciò che avendo finito di
fabricare S. Chiara monasterio di donne e chiesa reale, voleva che da lui
fusse di nobile pittura adornata. Giotto adunque sentendosi da un re tanto
lodato e famoso chiamare, andò più che volentieri a servirlo, e giunto,
dipinse in alcune capelle del detto monasterio molte storie del Vecchio
Testamento e Nuovo. E le storie de l'Apocalisse che fece in una di dette
capelle, furono, per quanto si dice, invenzione di Dante, come per
avventura furono anco quelle tanto lodate d'Ascesi, delle quali si è di sopra
a bastanza favellato; e sebbene Dante in questo tempo era morto,
potevano averne avuto, come spesso avviene fra gli amici, ragionamento.
Ma per tornare a Napoli, fece Giotto nel Castello dell'Uovo molte opere, e
particolarmente la capella che molto piacque a quel re, dal quale fu tanto
amato, che Giotto molte volte lavorando si trovò essere trattenuto da esso
re, che si pigliava a piacere di vederlo lavorare e d'udire i suoi
ragionamenti; e Giotto, che aveva sempre qualche motto alle mani e
qualche risposta arguta in pronto, lo tratteneva con la mano dipignendo, e
con ragionamenti piacevoli motteggiando. Onde dicendogli un giorno il re,
che voleva farlo il primo uomo di Napoli, rispose Giotto: "E perciò sono io
alloggiato a Porta Reale: per esser il primo di Napoli". Un'altra volta
dicendogli il re: "Giotto, se io fussi in te, ora che fa caldo, tralascerei un
poco il dipignere", rispose: "Et io certo, s'io fussi voi".
Essendo dunque al re molto grato, gli fece, in una sala che il re Alfonso
Primo rovinò per fare il castello, e così nell'Incoronata, buon numero di