Page 156 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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dignissime di considerazione, nelle quali per non esser lungo non mi
distendo altrimenti. Basti che tutta questa opera acquistò a Giotto fama
grandissima, per la bontà delle figure, e per l'ordine, proporzione, vivezza e
facilità che egli aveva dalla natura e che aveva mediante lo studio fatto
molto maggiore e sapeva in tutte le cose chiaramente dimostrare. E
perché, oltre quello che aveva Giotto da natura, fu studiosissimo, et andò
sempre nuove cose pensando e dalla natura cavando, meritò d'esser
chiamato discepolo della natura, e non d'altri.
Finite le sopra dette storie, dipinse nel medesimo luogo, ma nella chiesa di
sotto, le facciate di sopra dalle bande dell'altar maggiore, e tutti quattro
gl'angoli della volta di sopra, dove è il corpo di S. Francesco, e tutte con
invenzioni capricciose e belle: nella prima è S. Francesco glorificato in cielo
con quelle virtù intorno, che a voler esser perfettamente nella grazia di Dio
sono richieste; da un lato l'Ubidienza mette al collo d'un frate, che le sta
inanzi ginocchioni, un giogo, i legami del quale sono tirati da certe mani al
cielo, e mostrando, con un dito alla bocca, silenzio, ha gl'occhi a Gesù
Cristo che versa sangue dal costato; et in compagnia di questa virtù sono
la Prudenza e l'Umiltà, per dimostrare che dove è veramente l'ubidienza, è
sempre l'umiltà e la prudenza che fa bene operare ogni cosa. Nel secondo
angolo è la Castità, la quale standosi in una fortissima ròcca, non si lascia
vincere né da regni, né da corone, né da palme che alcuni le presentano; a'
piedi di costei è la Mondizia che lava persone nude, e la Fortezza va
conducendo genti a lavarsi e mondarsi. Appresso alla Castità è da un lato
la Penitenza che caccia Amore alato con una disciplina, e fa fuggire la
Imondizia. Nel terzo luogo è la Povertà, la quale va coi piedi scalzi
calpestando le spine; ha un cane che le abbaia dietro, e intorno un putto
che le tira sassi, et un altro che le va accostando con un bastone certe
spine alle gambe; e questa Povertà si vede esser quivi sposata a S.
Francesco, mentre Gesù Cristo le tiene la mano, essendo presenti non
senza misterio la Speranza e la Castità. Nel quarto et ultimo dei detti
luoghi è un S. Francesco pur glorificato, vestito con una tonicella bianca da
diacono, e come trionfante in cielo in mezzo a una multitudine d'Angeli che
intorno gli fanno coro, con uno stendardo nel quale è una croce con sette
stelle, e in alto è lo Spirito Santo. Dentro a ciascuno di questi angoli sono
alcune parole latine che dichiarano le storie.
Similmente oltre i detti quattro angoli, sono nelle facciate dalle bande
pitture bellissime e da essere veramente tenute in pregio, sì per la
perfezzione che si vede in loro, e sì per essere state con tanta diligenza
lavorate, che si sono insino a oggi conservate fresche. In queste storie è il
ritratto d'esso Giotto molto ben fatto, e sopra la porta della sagrestia è di
mano del medesimo pur a fresco un S. Francesco che riceve le stimate,