Page 153 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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VITA DI GIOTTO PITTORE, SCULTORE ET ARCHITETTO
FIORENTINO


Quell'obligo stesso che hanno gl'artefici pittori alla natura, la qual serve

continuamente per essempio a coloro, che cavando il buono dalle parti di
lei migliori e più belle, di contrafarla et imitarla s'ingegnano sempre, avere
per mio credere si deve a Giotto pittore fiorentino; perciò che essendo stati

sotterrati tanti anni dalle rovine delle guerre i modi delle buone pitture e i
dintorni di quelle, egli solo, ancora che nato fra artefici inetti, per dono di
Dio, quella che era per mala via risuscitò, et a tale forma ridusse, che si
potette chiamar buona. E veramente fu miracolo grandissimo, che quella
età e grossa et inetta avesse forza d'operare in Giotto sì dottamente, che il

disegno, del quale poca o niuna cognizione avevano gl'uomini di que'
tempi, mediante lui ritornasse del tutto in vita. E nientedimeno i principii di
sì grand'uomo furono l'anno 1276 nel contado di Firenze, vicino alla città

quattordici miglia, nella villa di Vespignano, e di padre detto Bondone
lavoratore di terra e naturale persona. Costui avuto questo figliuolo, al
quale pose nome Giotto, l'allevò secondo lo stato suo costumatamente. E
quando fu all'età di dieci anni pervenuto, mostrando in tutti gli atti ancora
fanciulleschi una vivacità e prontezza d'ingegno straordinario, che lo

rendea grato non pure al padre, ma a tutti quelli ancora che nella villa e
fuori lo conoscevano, gli diede Bondone in guardia alcune pecore, le quali
egli andando pel podere quando in un luogo e quando in un altro

pasturando, spinto dall'inclinazione della natura all'arte del disegno, per le
lastre et in terra o in su l'arena del continuo disegnava alcuna cosa di
naturale, o vero che gli venisse in fantasia. Onde, andando un giorno
Cimabue per sue bisogne da Fiorenza a Vespignano, trovò Giotto che,
mentre le sue pecore pascevano, sopra una lastra piana e pulita con un

sasso un poco appuntato ritraeva una pecora di naturale, senza avere
imparato modo nessuno di ciò fare da altri che dalla natura; per che
fermatosi Cimabue tutto maraviglioso, lo domandò se voleva andar a star

seco. Rispose il fanciullo, che contentandosene il padre, anderebbe
volentieri. Dimandandolo dunque Cimabue a Bondone, egli amorevolmente
glielo concedette, e si contentò che seco lo menasse a Firenze; là dove
venuto, in poco tempo, aiutato dalla natura et ammaestrato da Cimabue,
non solo pareggiò il fanciullo la maniera del maestro suo, ma divenne così

buono imitatore della natura, che sbandì affatto quella goffa maniera
greca, e risuscitò la moderna e buona arte della pittura, introducendo il
ritrarre bene di naturale le persone vive, il che più di dugento anni non

s'era usato: e se pure si era provato qualcuno, come si è detto di sopra,
non gli era ciò riuscito molto felicemente, né così bene a un pezzo, come a
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