Page 150 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
P. 150





Zoccoli, in una tavola un S. Francesco ritratto di naturale, ponendovi il
nome suo, come in opera, a giudizio suo, da lui più del solito ben lavorata.
Avendo poi fatto in legno un Crucifisso grande dipinto alla greca, lo mandò
in Firenze a messer Farinata degl'Uberti famosissimo cittadino, per avere,

fra molte altre opere egregie, da soprastante rovina e pericolo la sua patria
liberato. Questo Crucifisso è oggi in S. Croce tra la capella de' Peruzzi e
quella de' Giugni.

In S. Domenico d'Arezzo, chiesa e convento fabricato da' Signori di
Pietramala l'anno 1275, come dimostrano ancora l'insegne loro, lavorò
molte cose prima ch'e' tornasse a Roma, (dove già era stato molto grato a

papa Urbano Quarto) per fare alcune cose a fresco di commessione sua nel
portico di S. Piero, che di maniera greca, secondo que' tempi, furono
ragionevoli. Avendo poi fatto a Ganghereto luogo sopra Terranuova di
Valdarno una tavola di S. Francesco, si diede, avendo lo spirito elevato,

alla scultura, e ciò con tanto studio, che riuscì molto meglio che non aveva
fatto nella pittura. Perché, sebbene furono le sue prime sculture alla greca,
come ne mostrano quattro figure di legno che sono nella Pieve in un
Deposto di croce, et alcune altre figure tonde poste nella capella di S.

Francesco sopra il battesimo, egli prese nondimeno miglior maniera, poi
che ebbe in Firenze veduto l'opere d'Arnolfo e degl'altri allora più famosi
scultori.

Onde tornato in Arezzo l'anno 1275 dietro alla corte di papa Gregorio, che
tornando d'Avignone a Roma passò per Firenze, se gli porse occasione di

farsi maggiormente conoscere, perché essendo quel Papa morto in Arezzo,
dopo l'aver donato al comune trentamila scudi perché finisse la fabrica del
Vescovado, già stata cominciata da maestro Lapo e poco tirata inanzi,
ordinarono gli Aretini, oltre all'aver fatto per memoria di detto Pontefice in
Vescovado la capella di S. Gregorio, dove col tempo Margaritone fece una

tavola, che dal medesimo gli fusse fatta di marmo una sepultura nel detto
Vescovado: alla quale messo mano, la condusse in modo a fine, col farvi il
ritratto del Papa di naturale di marmo e di pittura, ch'ella fu tenuta la

migliore opera che avesse ancora fatto mai.
Dopo, rimettendosi mano alla fabrica del Vescovado, la condusse
Margaritone molto inanzi, seguitando il disegno di Lapo, ma non però se le

diede fine, perché rinovandosi pochi anni poi la guerra tra i Fiorentini e
gl'Aretini, il che fu l'anno 1289, per colpa di Guglielmino Ubertini vescovo e
signore d'Arezzo, aiutato dai Tarlati da Pietramala e da' Pazzi di Valdarno,

come che male glien'avvenisse, essendo stati rotti e morti a Campaldino,
furono spesi in quella guerra tutti i danari lasciati dal Papa alla fabrica del
Vescovado. E perciò fu ordinato poi dagl'Aretini, che in quel cambio
   145   146   147   148   149   150   151   152   153   154   155