Page 165 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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Dopo queste cose mise mano l'anno 1334 a dì 9 di luglio al campanile di S.
Maria del Fiore; il fondamento del quale fu, essendo stato cavato venti
braccia a dentro, una platea di pietre forti, in quella parte donde si era
cavata acqua e ghiaia; sopra la quale platea, fatto poi un buon getto che

venne alto dodici braccia dal primo fondamento, fece fare il rimanente,
cioè l'altre otto braccia di muro a mano. E a questo principio e fondamento
intervenne il vescovo della città, il quale, presente tutto il clero e tutti i
magistrati, mise solennemente la prima pietra. Continuandosi poi questa

opera col detto modello, che fu di quella maniera tedesca che in quel
tempo s'usava, disegnò Giotto tutte le storie che andavano nell'ornamento,
e scompartì di colori bianchi, neri e rossi il modello in tutti que' luoghi dove
avevano a andare le pietre e i fregi, con molta diligenza. Fu il circuito da

basso in giro largo braccia cento, cioè braccia venticinque per ciascuna
faccia, e l'altezza braccia centoquarantaquattro. E se è vero, che tengo per
verissimo, quello che lasciò scritto Lorenzo di Cione Ghiberti, fece Giotto
non solo il modello di questo campanile, ma di scultura ancora e di rilievo

parte di quelle storie di marmo, dove sono i principii di tutte l'arti. E
Lorenzo detto afferma aver veduto modelli di rilievo di man di Giotto, e
particolarmente quelli di queste opere; la qual cosa si può creder
agevolmente, essendo il disegno e l'invenzione il padre e la madre di tutte

quest'arti e non d'una sola.
Doveva questo campanile, secondo il modello di Giotto, avere per

finimento, sopra quello che si vede, una punta ovvero piramide quadra alta
braccia cinquanta, ma per essere cosa tedesca e di maniera vecchia, gli
architettori moderni non hanno mai se non consigliato che non si faccia,
parendo che stia meglio così. Per le quali tutte cose fu Giotto non pure

fatto cittadino fiorentino, ma provisionato di cento fiorini d'oro l'anno dal
Comune di Firenze, ch'era in que' tempi gran cosa, e fatto proveditore
sopra questa opera; che fu seguitata dopo lui da Taddeo Gaddi, non
essendo egli tanto vivuto che la potesse vedere finita.

Ora mentre che quest'opera si andava tirando inanzi, fece alle monache di

S. Giorgio una tavola, e nella Badia di Firenze in un arco sopra la porta di
dentro la chiesa tre mezze figure, oggi coperte di bianco per illuminare la
chiesa. E nella sala grande del Podestà di Firenze dipinse il Comune rubato
da molti, dove in forma di giudice con lo scettro in mano lo figurò a sedere,
e sopra la testa gli pose le bilance pari per le giuste ragioni ministrate da

esso, aiutato da quattro virtù, che sono la Fortezza con l'animo, la
Prudenza con le leggi, la Giustizia con l'armi e la Temperanza con le
parole: pittura bella et invenzione propria e verissimile.

Appresso, andato di nuovo a Padoa, oltre a molte altre cose e cappelle
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