Page 168 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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Fu similmente discepolo di Giotto e molto pratico dipintore Ottaviano da
Faenza, che in S. Giorgio di Ferrara, luogo de' monaci di Monte Oliveto,
dipinse molte cose; et in Faenza, dove egli visse e morì, dipinse nell'arco
sopra la porta di S. Francesco una Nostra Donna, e S. Piero e S. Paulo, e

molte altre cose in detta sua patria et in Bologna.
Fu anche discepolo di Giotto Pace da Faenza, che stette seco assai e l'aiutò

in molte cose; et in Bologna sono di sua mano nella facciata di fuori di S.
Giovanni Decollato alcune storie in fresco. Fu questo Pace valente uomo,
ma particolarmente in fare figure piccole, come si può insino a oggi veder
nella chiesa di S. Francesco di Forlì in un albero di croce e in una tavoletta

a tempera, dove è la vita di Cristo e quattro storiette della vita di Nostra
Donna, che tutte sono molto ben lavorate. Dicesi che costui lavorò in
Ascesi in fresco nella capella di S. Antonio alcune istorie della vita di quel
Santo, per un Duca di Spoleti ch'è sotterrato in quel luogo con un suo

figliuolo, essendo stati morti in certi sobborghi d'Ascesi combattendo,
secondo che si vede in una lunga inscrizione che è nella cassa del detto
sepolcro. Nel vecchio libro della Compagnia de' Dipintori si trova essere
stato discepolo del medesimo un Francesco detto di maestro Giotto, del

quale non so altro ragionare.
Guglielmo da Forlì fu anche egli discepolo di Giotto, et oltre a molte altre

opere, fece in S. Domenico di Forlì sua patria la capella dell'altar maggiore.
Furono anco discepoli di Giotto, Pietro Laurati, Simon Memmi sanesi,
Stefano fiorentino, e Pietro Cavallini romano. Ma perché di tutti questi si

ragiona nella vita di ciascun di loro, basti in questo luogo aver detto che
furono discepoli di Giotto: il quale disegnò molto bene nel suo tempo, e di
quella maniera, come ne fanno fede molte carte pecore disegnate di sua
mano di acquerello e profilate di penna, e di chiaro e scuro, e lumeggiate
di bianco, le quali sono nel nostro libro de' disegni, e sono, a petto a quelli

de' maestri stati innanzi a lui, veramente una maraviglia.

Fu, come si è detto, Giotto ingegnoso e piacevole molto e ne' motti
argutissimo, de' quali n'è anco viva memoria in questa città; perché oltre a
quello che ne scrisse messer Giovanni Boccaccio, Franco Sacchetti nelle sue
trecento Novelle ne racconta molti e bellissimi, de' quali non mi parrà fatica
scriverne alcuni con le proprie parole appunto di esso Franco, acciò con la

narrazione della novella si vegghino anco alcuni modi di favellare e
locuzioni di que' tempi. Dice dunque in una, per mettere la rubrìca:

A Giotto gran dipintore è dato un palvese a dipignere da un uomo di picciol
affare. Egli facendosene scherne, lo dipigne per forma che colui rimane
confuso.


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