Page 181 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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tutti volti verso un Cristo crucifisso, il quale è in mezzo di questa opera
sopra la testa d'un S. Francesco, che è in mezzo a una infinità di Santi.
Oltre ciò, fece nel fregio di tutta l'opera alcuni Angeli, de' quali ciascuno
tiene in mano una di quelle chiese che scrive S. Giovanni Evangelista ne
l'Apocalisse: e sono questi Angeli con tanta grazia condotti, che io stupisco
come in quella età si trovasse chi ne sapesse tanto. Cominciò Stefano
questa opera per farla di tutta perfezzione e gli sarebbe riuscito, ma fu
forzato lasciarla imperfetta e tornarsene a Firenze da alcuni suoi negocii
d'importanza. In quel mentre, dunque, che per ciò si stava in Firenze,
dipinse, per non perder tempo, ai Gianfigliazzi, lung'Arno fra le case loro et
il ponte alla Carraia, un tabernacolo piccolo in un canto che vi è, dove
figurò con tal diligenzia una Nostra Donna, alla quale, mentre ella cuce, un
fanciullo vestito e che siede porge un ucello, che per piccolo che sia il
lavoro non manco merita esser lodato, che si facciano l'opere maggiori e
da lui più maestrevolmente lavorate.
Finito questo tabernacolo e speditosi de' suoi negozii, essendo chiamato a
Pistoia da que' signori, gli fu fatto dipignere l'anno 1346 la cappella di S.
Iacopo, nella volta della quale fece un Dio Padre con alcuni Apostoli, e
nelle facciate le storie di quel Santo, e particolarmente quando la madre,
moglie di Zebedeo, dimanda a Gesù Cristo che voglia i due suoi figliuoli
collocare uno a man destra, l'altro a man sinistra sua nel regno del Padre.
Appresso a questo è la decollazione di detto Santo, molto bella.
Stimasi che Maso detto Giottino, del quale si parlerà di sotto, fusse figliuolo
di questo Stefano; e sebbene molti per l'allusione del nome lo tengono
figliuolo di Giotto, io, per alcuni stratti che ho veduti, e per certi ricordi di
buona fede scritti da Lorenzo Ghiberti e da Domenico del Grillandaio, tengo
per fermo che fusse più presto figliuolo di Stefano che di Giotto. Comunche
sia, tornando a Stefano, se gli può attribuire che dopo Giotto ponesse la
pittura in grandissimo miglioramento, perché oltre all'essere stato più vario
nell'invenzioni, fu ancora più unito nei colori e più sfumato che tutti gl'altri,
e sopra tutto non ebbe paragone in essere diligente. E quegli scorci che
fece, ancora che, come ho detto, cattiva maniera in essi per la difficultà di
fargli mostrasse, che è nondimeno investigatore delle prime difficultà negli
essercizii merita molto più nome, che coloro che seguono con qualche più
ordinata e regolata maniera. Onde certo grande obligo avere si dee a
Stefano perché chi camina al buio, e mostrando la via rincuora gl'altri, è
cagione che scoprendosi i passi difficili di quella, dal cattivo camino con
spazio di tempo si pervenga al disiderato fine. In Perugia ancora nella
chiesa di S. Domenico cominciò a fresco la cappella di S. Caterina, che
rimase imperfetta.