Page 184 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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l'anno 1355 da messer Guglielmo arciprete e dagli Operai della Pieve
d'Arezzo, che allora erano Margarito Boschi et altri, in quella chiesa stata
molto inanzi condotta con migliore disegno e maniera, che altra che fosse
stata fatta in Toscana insino a quel tempo, et ornata tutta di pietre

quadrate e d'intagli, come si è detto, di mano di Margaritone, dipinse a
fresco la tribuna e tutta la nicchia grande della capella dell'altar maggiore,
facendovi a fresco dodici storie della vita di Nostra Donna, con figure
grandi quanto sono le naturali: e cominciando dalla cacciata di Giovacchino

del tempio fino alla natività di Gesù Cristo. Nelle quali storie lavorate a
fresco si riconoscono quasi le medesime invenzioni, i lineamenti, l'arie delle
teste e l'attitudini delle figure che erano state proprie e particolari di Giotto
suo maestro. E sebbene tutta questa opera è bella, è senza dubbio molto

migliore che tutto il resto quello che dipinse nella volta di questa nicchia;
perché dove figurò la Nostra Donna andare in cielo, oltre al far gl'Apostoli
di quattro braccia l'uno, nel che mostrò grandezza d'animo, e fu primo a
tentare di rigrandire la maniera, diede tanto bella aria alle teste e tanta

vaghezza ai vestimenti, che più non si sarebbe a que' tempi potuto
disiderare. Similmente nei volti d'un coro d'Angeli che volano in aria intorno
alla Madonna, e con leggiadri movimenti ballando fanno sembiante di
cantare, dipinse una letizia veramente angelica e divina, avendo

massimamente fatto gl'occhi degl'Angeli, mentre suonano diversi
istrumenti, tutti fissi et intenti in un altro coro d'Angeli, che sostenuti da
una nube in forma di mandorla portano la Madonna in cielo, con belle
attitudini e da celesti archi tutti circondati. La quale opera, perché piacque,

e meritamente, fu cagione che gli fu data a fare a tempera la tavola
dell'altar maggiore della detta Pieve; dove in cinque quadri di figure grandi
quanto il vivo fino al ginocchio, fece la Nostra Donna col Figliuolo in
braccio, e S. Giovanni Batista e S. Matteo dall'uno de' lati, e dall'altro il

Vangelista e S. Donato, con molte figure piccole nella predella e di sopra
nel fornimento della tavola, tutte veramente belle e condotte con
bonissima maniera.

Questa tavola, avendo io rifatto tutto di nuovo a mie spese e di mia mano
l'altar maggiore di detta Pieve, è stata posta sopra l'altar di S. Cristofano a'
piè della chiesa. Né voglio che mi paia fatica di dire in questo luogo, con

questa occasione e non fuor di proposito, che mosso io da pietà cristiana e
dall'affezzione che io porto a questa venerabile chiesa collegiata et antica,
e per avere io in quella apparato nella mia prima fanciullezza i primi
documenti, e perché in essa sono le reliquie de' miei passati, che mosso,

dico, da queste cagioni, e dal parermi che ella fusse quasi derelitta, l'ho di
maniera restaurata, che si può dire ch'ella sia da morte tornata a vita;
perché oltre all'averla illuminata, essendo oscurissima, con avere
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