Page 189 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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mezzo col Figliuolo in collo, che è sopra l'altar della chiesetta e Compagina
della Misericordia in sulla piazza di S. Giovanni in Firenze, che fu cosa
molto lodata in que' tempi, e massimamente avendola accompagnata con
due Angeli, che la mettono in mezzo, di braccia due e mezzo l'uno; alla
quale opera ha fatto a' giorni nostri un fornimento intorno di legname
molto ben lavorato maestro Antonio detto il Carota, e sotto una predella
piena di bellissime figure colorite a olio da Ridolfo figliuolo di Domenico
Grillandai. Parimente quella mezza Nostra Donna di marmo, che è sopra la
porta del fianco pur della Misericordia nella facciata de' Cialdonai, è di
mano d'Andrea, e fu cosa molto lodata, per avere egli in essa imitato la
buona maniera antica, fuor dell'uso suo, che ne fu sempre lontano, come
testimoniano alcuni disegni che di sua mano sono nel nostro libro, ne' quali
sono disegnate tutte l'istorie dell'Apocalisse. E perché aveva atteso Andrea
in sua gioventù alle cose d'architettura, venne occasione di essere in ciò
adoperato dal comune di Firenze, per che essendo morto Arnolfo, e Giotto
assente, gli fu fatto fare il disegno del castello di Scarperia che è in Mugello
alle radici dell'Alpe.
Dicono alcuni (non l'affermerei già per vero) che Andrea stette a Vinezia un
anno, e vi lavorò di scultura alcune figurette di marmo che sono nella
facciata di S. Marco, e che al tempo di messer Piero Gradenigo doge di
quella repubblica fece il disegno dell'arsenale; ma perché io non ne so, se
non quello che truovo essere stato scritto da alcuni semplicemente, lascerò
credere intorno a ciò ognuno a suo modo. Tornato da Vinezia a Firenze
Andrea, la città, temendo della venuta dell'Imperadore, fece alzare con
prestezza, adoperandosi in ciò Andrea, una parte delle mura a calcina otto
braccia, in quella parte che è fra S. Gallo e la porta al Prato, et in altri
luoghi fece bastioni, steccati, et altri ripari di terra e di legnami sicurissimi.
Ora, perché tre anni inanzi aveva con sua molta lode mostrato d'essere
valente uomo nel gettare di bronzo, avendo mandato al Papa in Avignone
per mezzo di Giotto suo amicissimo, che allora in quella corte dimorava,
una croce di getto molto bella, gli fu data a fare di bronzo una delle porte
del tempio di S. Giovanni, della quale aveva già fatto Giotto un disegno
bellissimo. Gli fu data, dico, a finire per essere stato giudicato, fra tanti che
avevano lavorato insino allora, il più valente, il più pratico e più giudizioso
maestro, non pure di Toscana, ma di tutta Italia. Laonde, messovi mano
con animo deliberato di non volere risparmiare né tempo, né fatica, né
diligenza per condurre un'opera di tanta importanza, gli fu così propizia la
sorte nel getto, in que' tempi che non si avevano i segreti che si hanno
oggi, che in termine di ventidue anni la condusse a quella perfezione che si
vede; e, quello che è più, fece ancora in quel tempo medesimo non pure il
tabernacolo dell'altare maggiore di S. Giovanni, con due Angeli che lo