Page 194 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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VITA DI BUONAMICO BUFFALMACCO PITTOR FIORENTINO


Buonamico di Cristofano detto Buffalmacco pittore fiorentino, il qual fu
discepolo d'Andrea Tafi, e come uomo burlevole celebrato da messer

Giovanni Boccaccio nel suo Decamerone, fu come si sa carissimo compagno
di Bruno e di Calandrino pittori ancor essi faceti e piacevoli, e, come si può
vedere nell'opere sue sparse per tutta Toscana, di assai buon giudizio

nell'arte sua del dipignere.
Racconta Franco Sacchetti nelle sue trecento Novelle - per cominciarmi
dalle cose che costui fece essendo ancor giovinetto -, che stando

Buffalmacco, mentre era garzone, con Andrea, che aveva per costume il
detto suo maestro, quando erano le notti grandi, levarsi inanzi giorno a
lavorare e chiamare i garzoni alla vegghia; la qual cosa rincrescendo a

Buonamico, che era fatto levar in sul buon del dormire, andò pensando di
trovar modo che Andrea si rimanesse di levarsi tanto inanzi giorno a
lavorare, e gli venne fatto; per che avendo trovato in una vòlta male
spazzata trenta gran scarafaggi o vero piattole, con certe agora sottili e
corte appiccò a ciascuno di detti scarafaggi una candeluzza in sul dosso, e

venuta l'ora che soleva Andrea levarsi, per una fessura dell'uscio gli mise
tutti a uno a uno, avendo accese le candele, in camera d'Andrea, il quale
svegliatosi, essendo a punto l'ora che soleva chiamare Buffalmacco, e

veduto que' lumicini, tutto pien di paura cominciò a tremare, e come
vecchio che era tutto pauroso a raccomandarsi pianamente a Dio e dir sue
orazioni e salmi; e finalmente messo il capo sotto i panni, non chiamò per
quella notte altrimenti Buffalmacco, ma si stette a quel modo sempre
tremando di paura insino a giorno. La mattina poi levatosi, dimandò a

Buonamico se aveva veduto come aveva fatto egli, più di mille demonii; a
cui disse Buonamico di no, perché aveva tenuto gl'occhi serrati, e si
maravigliava non essere stato chiamato a vegghia. "Come a vegghia?"

disse Tafo. "Io ho avuto altro pensiero che dipignere, e son risoluto per
ogni modo d'andare a stare in un'altra casa". La notte seguente, se bene
ne mise Buonamico tre soli nella detta camera di Tafo, egli nondimeno, tra
per la paura della notte passata, e que' pochi diavoli che vide, non dormì
punto: anzi non fu sì tosto giorno che uscì di casa per non tornarvi mai più;

e vi bisognò del buono a fargli mutar openione. Pure, menando a lui
Buonamico il prete della parocchia, il meglio che puoté lo raconsolò. Poi
discorrendo Tafo e Buonamico sopra il caso, disse Buonamico: "Io ho

sempre sentito dire che i maggiori nimici di Dio sono i demonî, e per
conseguenza che deono anco esser capitalissimi aversarii de' dipintori,
perché oltre che noi gli facciamo sempre bruttissimi, quello che è peggio,
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