Page 195 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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non attendiamo mai ad altro, che a far Santi e Sante per le mura e per le
tavole, et a far perciò con dispetto de' demonî gl'uomini più divoti o
migliori: per lo che tenendo essi demonii di ciò sdegno con esso noi, come
quelli che maggior possanza hanno la notte che il giorno, ci vanno facendo

di questi giuochi, e peggio faranno se questa usanza di levarsi a vegghia
non si lascia del tutto". Con questo et altre molte parole seppe così bene
acconciar la bisogna Buffalmacco, facendogli buono ciò che diceva messer
lo prete, che Tafo si rimase di levarsi a vegghia e i diavoli d'andar la notte

per casa co' lumicini. Ma ricominciando Tafo, tirato dal guadagno, non
molti mesi dopo, e quasi scordatosi ogni paura, a levarsi di nuovo a
lavorare la notte e chiamare Buffalmacco, ricominciarono anco i scarafaggi
a andar a torno; onde fu forza che per paura se ne rimanesse interamente,

essendo a ciò massimamente consigliato dal prete. Dopo divolgatasi
questa cosa per la città, fu cagione che per un pezzo, né Tafo né altri
pittori costumarono di levarsi a lavorare la notte.

Essendo poi, indi a non molto, divenuto Buffalmacco assai buon maestro, si
partì, come racconta il medesimo Franco, da Tafo, e cominciò a lavorare da
sé, non gli mancando mai che fare. Ora, avendo egli tolto una casa per

lavorarvi et abitarvi, che aveva allato un lavorante di lana assai agiato, il
quale essendo un nuovo ucello, era chiamato Capodoca, la moglie di costui
ogni notte si levava a matutino, quando appunto avendo insino allora
lavorato, andava Buffalmacco a riposarsi; e postasi a un suo filatoio, il

quale aveva per mala ventura piantato dirimpetto al letto di Buffalmacco,
attendeva tutta notte a filar lo stame. Per che non potendo Buonamico
dormire né poco né assai, cominciò a andar pensando come potesse a
questa noia rimediare. Né passò molto, che s'avide che dopo un muro di

mattoni sopra mattoni, il quale divideva fra sé e Capodoca, era il focolare
della mala vicina, e che per un rotto si vedeva ciò che ella intorno al fuoco
faceva: per che pensata una nuova malizia, forò, con un succhio lungo, una
canna, et apostato che la donna di Capodoca non fusse al fuoco, con essa

per lo già detto rotto del muro mise una et un'altra volta quanto sale egli
volle nella pentola della vicina: onde tornando Capodoca o a desinare o a
cena, il più delle volte non poteva né mangiar, né assaggiar né minestra né
carne, in modo era ogni cosa per lo troppo sale amara. Per una o due volte

ebbe pacienza, e solamente ne fece un poco di rumore; ma poi che vide
che le parole non bastavano, diede per ciò più volte delle busse alla povera
donna che si disperava, parendole pur essere più che avvertita nel salar il
cotto. Costei una volta fra l'altre che il marito per ciò la batteva, cominciò a

volersi scusare; per che venuta a Capodoca maggior collera, di modo si
mise di nuovo a percuoterla, che gridando ella a più potere, corse tutto il
vicinato a rumore; e fra gli altri vi trasse Buffalmacco, il quale udito quello
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