Page 211 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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Venne dopo quest'opere Pietro in Toscana per veder l'opere degl'altri
discepoli del suo maestro Giotto e di lui stesso; e con questa occasione
dipinse in S. Marco di Firenze molte figure che oggi non si veggiono,
essendo stata imbiancata la chiesa, eccetto la Nonziata che sta coperta

accanto alla porta principale della chiesa. In S. Basilio ancora, al canto alla
Macine, fece in un muro un'altra Nunziata a fresco tanto simile a quella che
prima aveva fatto in S. Marco e a qualcun altra che è in Firenze, che alcuni
credono, e non senza qualche verisimile, che tutte siano di mano di questo

Piero; e di vero non possono più somigliare l'una l'altra di quello che fanno.
Fra le figure che fece in S. Marco detto di Fiorenza fu il ritratto di papa
Urbano Quinto con le teste di S. Piero e S. Paulo di naturale, dal qual
ritratto ne ritrasse fra' Giovanni da Fiesole quello che è in una tavola in S.

Domenico pur di Fiesole; e ciò fu non piccola ventura, perché il ritratto che
era in S. Marco, con molte altre figure che erano per la chiesa in fresco,
furono, come s'è detto, coperte di bianco, quando quel convento fu tolto ai
monaci che vi stavano prima e dato ai frati Predicatori, per imbiancare ogni

cosa con poca avvertenza e considerazione.
Passando poi nel tornarsene a Roma per Ascesi, non solo per vedere quelle

fabriche e quelle così notabili opere fattevi dal suo maestro e da alcuni suoi
condiscepoli, ma per lasciarvi qualche cosa di sua mano, dipinse a fresco
nella chiesa di sotto di S. Francesco, cioè nella crociera che è dalla banda
della sagrestia, una Crocifissione di Gesù Cristo con uomini a cavallo armati

in varie fogge e con molta varietà d'abiti stravaganti e di diverse nazioni
straniere. In aria fece alcuni Angeli, che fermati in su l'ali in diverse
attitudini piangono dirottamente, e stringendosi alcuni le mani al petto,
altri incro[cic]chiandole, e altri battendosi le palme, mostrano avere

estremo dolore della morte del Figliuolo di Dio, e tutti dal mezzo in dietro o
vero dal mezzo in giù sono convertiti in aria. In questa opera, che è bene
condotta nel colorito che è fresco e vivace, e tanto bene nelle
commettiture della calcina, ch'ella pare tutta fatta in un giorno, ho trovato

l'arme di Gualtieri duca di Atene, ma per non vi essere né millesimo né
altra scrittura, non posso affermare che ella fusse fatta fare da lui. Dico
bene, che oltre al tenersi per fermo da ognuno ch'ella sia di mano di Pietro,
la maniera non potrebbe più di quello che ella fa, parer la medesima:

senzaché si può credere, essendo stato questo pittore nel tempo che in
Italia era il duca Gualtieri, così che ella fusse fatta da Piero, come per
ordine del detto Duca. Pure, creda ognuno come vuole, l'opera come antica
non è se non lodevole, e la maniera, oltre la publica voce, mostra ch'ella

sia di mano di costui.

Lavorò a fresco il medesimo Piero nella chiesa di S. Maria d'Orvieto, dove è
la santissima reliquia del Corporale, alcune storie di Gesù Cristo e del corpo
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