Page 235 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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VITA DI TOMMASO FIORENTINO PITTORE DETTO GIOTTINO
Quando, fra l'altre arti, quelle che procedono dal disegno si pigliano in gara
e gl'artefici lavorano a concorrenza, senza dubbio, essercitandosi i buoni
ingegni con molto studio, truovano ogni giorno nuove cose per sodisfare ai
varii gusti degl'uomini; e parlando per ora della pittura, alcuni, ponendo in
opera cose oscure et inusitate e mostrando in quelle la difficultà del fare,
fanno nell'ombre la chiarezza del loro ingegno conoscere; altri, lavorando
le dolci e delicate, pensando quelle dover essere più grate agl'occhi di chi
le mira per avere più rilievo, tirano agevolmente a sé gl'animi della
maggior parte degl'uomini; altri poi, dipingendo unitamente e con
abagliare i colori, ribattendo a' suoi luoghi i lumi e l'ombre delle figure,
meritano grandissima lode e mostrano con bella destrezza d'animo i
discorsi dell'intelletto, come con dolce maniera mostrò sempre nell'opere
sue Tommaso di Stefano, detto Giottino, il quale, essendo nato l'anno
1324, dopo l'avere imparato da suo padre i primi principii della pittura, si
resolvé, essendo ancor giovanetto, volere, in quanto potesse con assiduo
studio, essere immitatore della maniera di Giotto più tosto che di quella di
Stefano suo padre; la qual cosa gli venne così ben fatta che ne cavò, oltre
alla maniera, che fu molto più bella di quella del suo maestro, il sopra
nome di Giottino che non gli cascò mai; anzi fu parere di molti, e per la
maniera e per lo nome, i quali però furono in grandissimo errore, che fusse
figliuolo di Giotto; ma in vero non è così, essendo cosa certa, o per dir
meglio credenza (non potendosi così fatte cose affermare da ognuno), che
fu figliuolo di Stefano pittore fiorentino. Fu dunque costui nella pittura sì
diligente e di quella tanto amorevole che, se bene molte opere di lui non si
ritrovano, quelle nondimeno che trovate si sono erano buone e di bella
maniera, perciò che i panni, i capegli, le barbe et ogni altro suo lavoro
furono fatti et uniti con tanta morbidezza e diligenza, che si vede ch'egli
aggiunse senza dubbio l'unione a quest'arte e l'ebbe molto più perfetta che
Giotto suo maestro e Stefano suo padre avuta non aveano. Dipinse
Giottino nella sua giovanezza in S. Stefano al ponte Vecchio di Firenze una
capella allato alla porta del fianco, che se bene è oggi molto guasta dalla
umidità, in quel poco che è rimasto si vede la destrezza e l'ingegno
dell'artefice; fece poi al canto alla Macine ne' frati Ermini, i Santi Cosimo e
Damiano, che spenti dal tempo ancor essi oggi poco si veggono. E lavorò in
fresco una capella nel vecchio S. Spirito di detta città, che poi nell'incendio
di quel tempio rovinò; et in fresco sopra la porta principale della chiesa la
storia della missione dello Spirito Santo, e su la piazza di detta chiesa, per