Page 238 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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l'aspro dolore del costar tanto i peccati nostri; et è cosa maravigliosa a
considerare, non che egli penetrasse con l'ingegno a sì alta imaginazione,
ma che la potesse tanto bene esprimere col pennello. Laonde, è
quest'opera sommamente degna di lode, non tanto per lo soggetto e per

l'invenzione, quanto per avere in essa mostrato l'artefice in alcune teste
che piangono che, ancora che il lineamento si storca nelle ciglia, ne
gl'occhi, nel naso e nella bocca di chi piagne, non guasta però né altera
una certa bellezza, che suole molto patire nel pianto quando altri non sa

bene valersi dei buon modi nell'arte. Ma non è gran fatto che Giottino
conducesse questa tavola con tanti avertimenti, essendo stato nelle sue
fatiche desideroso sempre più di fama e di gloria che d'altro premio o
ingordigia del guadagno, che fa meno diligenti e buoni i maestri del tempo

nostro. E come non proccacciò costui d'avere gran richezze, così non andò
anche molto dietro ai commodi della vita; anzi, vivendo poveramente,
cercò di sodisfar più altri che se stesso perché, governandosi male e
durando fatica, si morì di tisico d'età d'anni XXXII; e da' parenti ebbe

sepoltura fuor di S. Maria Novella alla porta del Martello allato al sepolcro
di Bontura.

Furono discepoli di Giottino, il quale lasciò più fama che facultà, Giovanni
Tossicani d'Arezzo, Michelino, Giovanni dal Ponte e Lippo, i quali furono
assai ragionevoli maestri di quest'arte, ma più di tutti Giovanni Tossicani, il
quale fece, dopo Tommaso, di quella stessa maniera di lui molte opere per

tutta Toscana, e particolarmente nella Pieve d'Arezzo la capella di S. Maria
Madalena de' Tuccerelli, e nella Pieve del castel d'Empoli in un pilastro un
S. Iacopo; nel Duomo di Pisa ancora lavorò alcune tavole che poi sono
state levate per dar luogo alle moderne. L'ultima opera che costui fece fu,

in una capella del Vescovado d'Arezzo, per la contessa Giovanna moglie di
Tarlato da Pietramala, una Nunziata bellissima e S. Iacopo e S. Filippo; la
qual'opera, per essere la parte di dietro del muro volta a tramontana, era
poco meno che guasta affatto dall'umidità quando rifece la Nunziata

maestro Agnolo di Lorenzo d'Arezzo, e poco poi Giorgio Vasari, ancora
giovanetto, i santi Iacopo e Filippo, con suo grand'utile, avendo molto
imparato, allora che non aveva commodo d'altri maestri, in considerare il
modo di fare di Giovanni e l'ombre et i colori di quell'opera così guasta

com'era. In questa capella si leggono ancora, in memoria della contessa
che la fece fare e dipignere, in uno epitaffio di marmo queste parole: "Anno
Domini 1335. De mense Augusti, hanc capellam constitui fecit Nobilis
Domina Comitissa Ioanna de Sancta Flora, uxor Nobilis Militis Domini

Tarlati de Petra Mala ad honorem beatae Mariae Virginis".

Dell'opere degl'altri discepoli di Giottino non si fa menzione, perché furono
cose ordinarie e poco somiglianti a quelle del maestro e di Giovanni
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