Page 230 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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descritto da Dante, che fu poi l'anno 1530 guasto e racconcio dal
Sollazzino, pittore de' tempi nostri, se ne tornò Andrea a Fiorenza, dove nel
mezzo della chiesa di Santa Croce a man destra, in una grandissima
facciata, dipinse a fresco le medesime cose che dipinse nel Camposanto di

Pisa, in tre quadri simili, eccetto però la storia dove San Macario mostra a'
tre re la miseria umana; e la vita de' romiti, che servono a Dio in su quel
monte. Facendo dunque tutto il resto dell'opera, lavorò in questa con
miglior disegno e più diligenza, che a Pisa fatto non avea, tenendo

nondimeno quasi il medesimo modo nell'invenzioni, nelle maniere, nelle
scritte e nel rimanente senza mutare altro che i ritratti di naturale: perché
quelli di quest'opera furono parte d'amici suoi carissimi, quali mise in
Paradiso e parte di poco amici che furono da lui posti nell'Inferno. Fra i

buoni si vede in profilo col regno in capo, ritratto di naturale Papa
Clemente Sesto, che al tempo suo ridusse il Giubileo dai cento ai cinquanta
anni, e che fu amico de' Fiorentini, et ebbe delle sue pitture che gli furon
carissime; fra i medesimi è maestro Dino del Garbo, medico allora

eccellentissimo, vestito come allora usavano i dottori, e con una berretta
rossa in capo foderata di vai, e tenuto per mano da un Angelo, con altri
assai ritratti, che non si riconoscono. Fra i dannati ritrasse il Guardi, messo
del Comune di Firenze stra[s]cinato dal Diavolo con un oncino, e si conosce

a' tre gigli rossi, che ha in una beretta bianca, secondo che allora
portavano i messi et altre simili brigate; e questo, perché una volta lo
pegnorò; vi ritrasse ancora il notaio et il giudice, che in quella causa gli
furono contrari. Appresso al Guardi è Cecco da Ascoli, famoso mago di que'

tempi. E poco di sopra, cioè nel mezzo, è un frate ipocrito, che, uscito
d'una sepoltura, si vuole furtivamente mettere fra i buoni, mentre un
Angelo lo scuopre e lo spigne fra i dannati. Avendo Andrea, oltr'a Bernardo,
un fratello chiamato Iacopo che attendeva ma con poco profitto alla

scultura, nel fare per lui qualche volta disegni di rilievo e di terra, gli venne
voglia di fare qualche cosa di marmo e vedere se si ricordava de' principii
di quell'arte in che aveva, come si disse, in Pisa lavorato; e così, messosi
con più studio alla pruova, vi fece di sorte acquisto, che poi se ne servì,

come si dirà, onoratamente. Dopo si diede con tutte le forze agli studi
dell'architettura, pensando, quando che fusse, avere a servirsene. Né lo
fallì il pensiero, perché l'anno 1355, avendo il Comune di Firenze compero
appresso al palazzo alcune case di cittadini, per allargarsi e fare maggior

piazza, e per fare ancora un luogo dove si potessero ne' tempi piovosi e di
verno ritirare i cittadini e fare quelle cose al coperto che si facevano in su
la ringhiera quando il mal tempo non impediva, feciono fare molti disegni
per fare una magnifica e grandissima loggia vicina al palazzo a questo

effetto, et insieme la Zecca, dove si batte la moneta; fra i quali disegni
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