Page 247 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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VITA DEL BERNA SANESE PITTORE
Se a coloro che si affaticano per venire eccellenti in qualche virtù non
troncasse bene spesso la morte nei migliori anni il filo della vita, non ha
dubbio che molti ingegni perverrebbono a quel grado che da essi e dal
mondo più si desidera. Ma il corto vivere degl'uomini e l'acerbità de' varii
accidenti che da tutte le parti ne soprastanno, ce li toglie alcuna fiata tropo
per tempo come aperto si potette conoscere nel poveretto Berna sanese. Il
quale, ancora che giovane morisse, lasciò nondimeno tant'opere, che egli
appare di lunghissima vita, e lasciolle tali e sì fatte che ben si può credere
da questa mostra che egli sarebbe venuto eccellente e raro, se non fusse
morto sì tosto. Veggonsi di suo in Siena, in due capelle in S. Agostino,
alcune storiette di figure in fresco; e nella chiesa era in una faccia, oggi per
farvi capelle stata rovinata, una storia d'un giovane menato alla giustizia,
così bene fatta quanto sia possibile immaginarsi, vedendosi in quello
espressa la pallidezza e il timore della morte, in modo somiglianti al vero
che meritò perciò somma lode; era a canto al giovane detto un frate che lo
confortava molto bene atteggiato e condotto, et insomma ogni cosa di
quell'opera così vivamente lavorata, che ben parve che in quest'opera il
Berna s'immaginasse quel caso orribilissimo come dee essere e pieno di
acerbissimo e crudo spavento, poiché lo ritrasse così ben col pennello, che
la cosa stessa apparente in atto non moverebbe maggiore affetto. Nella
città di Cortona ancora dipinse, oltre a molte altre cose sparse in più luoghi
di quella città, la maggior parte delle volte e delle facciate della chiesa di
S. Margherita, dove oggi stanno frati Zoccolanti. Da Cortona andato a
Arezzo l'anno 1369, quando a punto i Tarlati, già stati Signori di Pietra
Mala, avevano in quella città fatto finire il convento e il corpo della chiesa
di S. Agostino da Moccio scultore et architettore sanese, nelle minori
navate del quale avevano molti cittadini fatto fare capelle e sepolture per
le famiglie loro, il Berna vi dipinse a fresco nella capella di S. Iacopo alcune
storiette della vita di quel santo, e sopra tutto molto vivamente la storia di
Marino Barattiere. Il quale, avendo per cupidigia di danari dato e fattone
scritta di propria mano l'anima al diavolo, si raccomanda a S. Iacopo
perché lo liberi da quella promessa, mentre un diavolo col mostrargli lo
scritto gli fa la maggior calca del mondo. Nelle quali tutte figure espresse il
Berna con molta vivacità gl'affetti dell'animo. E particolarmente nel viso di
Marino, da un canto la paura e dall'altro la fede e sicurezza che gli fa
sperare da S. Iacopo la sua liberazione, se bene si vede incontro il diavolo,
brutto a maraviglia, che prontamente dice e mostra le sue ragioni al santo,
che dopo avere indotto in Marino estremo pentimento del peccato e
promessa fatta, lo libera e tornalo a Dio. Questa medesima storia, dice