Page 248 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
P. 248





Lorenzo Ghiberti, era di mano del medesimo in S. Spirito di Firenze inanzi
ch'egli ardesse, in una capella de' Capponi intitolata in S. Niccolò. Dopo
quest'opera dunque, dipinse il Berna nel Vescovado d'Arezzo, per Messer
Giuccio di Vanni Tarlati da Pietra Mala, in una capella, un Crucifisso grande

et a' piè della croce una Nostra Donna, S. Giovanni Evangelista e S.
Francesco in atto mestissimo, e un S. Michelagnolo con tanta diligenza, che
merita non piccola lode; e massimamente per essersi così ben mantenuto
che par fatto pur ieri; più di sotto è ritratto il detto Giuccio ginocchioni e

armato a' piè della croce. Nella Pieve della medesima città lavorò alla
capella de' Paganelli molte storie di Nostra Donna, e vi ritrasse di naturale
il beato Rinieri, uomo Santo e profeta di quella casata, che porge limosine
a molti poveri che gli sono intorno. In S. Bartolomeo ancora dipinse alcune

storie del Testamento Vecchio e la storia de' Magi; e nella chiesa dello
Spirito Santo fece alcune storie di S. Giovanni Evangelista, et in alcune
figure il ritratto di sé e di molti amici suoi, nobili di quella città. Ritornato
dopo queste opere alla patria sua, fece in legno molte pitture e piccole e

grandi, ma non vi fece lunga dimora, perché, condotto a Firenze, dipinse in
S. Spirito la capella di S. Nicolò, di cui avemo di sopra fatto menzione, che
fu molto lodata, et altre cose che furono consumate dal miserabil incendio
di quella chiesa. In S. Gimignano di Valdelsa lavorò a fresco nella Pieve

alcune storie del Testamento Nuovo, le quali avendo già assai presso alla
fine condotte, stranamente dal ponte a terra cadendo, si pestò di maniera
dentro e sì sconciamente s'infranse, ch'in spazio di due giorni, con maggior
danno dell'arte che suo, ché a miglior luogo se n'andò, passò di questa

vita; e nella pieve predetta i S. Gimignanesi, onorandolo molto
nell'essequie, diedero al corpo sua onorata sepoltura, tenendolo in quella
stessa reputazione morto che vivo tenuto l'avevano, e non cessando per
molti mesi d'appiccare intorno al sepolcro suo epitaffii latini e vulgari, per

essere naturalmente gl'uomini di quel paese dediti alle buone lettere. Così
dunque all'oneste fatiche del Berna resero premio conveniente, celebrando
con i loro inchiostri chi gl'aveva onorati con le sue pitture.

Giovanni da Asciano, che fu creato del Berna, condusse a perfezzione il
rimanente di quell'opera, e fece in Siena nello spedale della Scala alcune
pitture e così in Fiorenza nelle case vecchie de' Medici alcun'altre che gli

diedero nome assai. Furono l'opere del Berna sanese nel 1381. E perché,
oltre a quello che si è detto, disegnò il Berna assai commodamente e fu il
primo che cominciasse a ritrarre bene gl'animali, come fa fede una carta di
sua mano che è nel nostro libro, tutta piena di fiere di diverse ragioni, egli

merita d'essere sommamente lodato e che il suo nome sia onorato
dagl'artefici. Fu anche suo discepolo Luca di Tomè sanese, il quale dipinse
in Siena e per tutta Toscana molte opere, e particolarmente la tavola e la
   243   244   245   246   247   248   249   250   251   252   253