Page 252 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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VITA DI ANTONIO VINIZIANO PITTORE


Molti, che si starebbono nelle patrie loro dove son nati, essendo trafitti dai
morsi dell'invidia et oppressi dalla tirannia de' suoi cittadini, se ne partono,

e que' luoghi dove trovano essere la virtù loro conosciuta e premiata
elegendosi per patria, in quella fanno l'opere loro, e sforzandosi d'essere
eccellentissimi per fare in un certo modo ingiuria a coloro da chi sono stati

oltraggiati, divengono bene spesso grand'uomini, dove nella patria standosi
quietamente, sarebbono per aventura poco più che mediocri nell'arti loro
riusciti.

Antonio Viniziano, il quale si condusse a Firenze dietro a Agnolo Gaddi per
imparare la pittura, apprese di maniera il buon modo di fare, che non
solamente fu stimato et amato da' Fiorentini, ma carezzato ancora

grandemente per questa virtù e per l'altre buone qualità sue. Laonde,
venutogli voglia di farsi vedere nella sua città per godere qualche frutto
delle fatiche da lui durate, si tornò a Vinegia; dove, essendosi fatto
conoscere per molte cose fatte a fresco et a tempera, gli fu dato dalla
signoria a dipignere una delle facciate della sala del consiglio; la quale egli

condusse sì eccellentemente e con tanta maestà che secondo meritava
n'arebbe conseguito onorato premio; ma la emulazione o, più tosto, invidia
degl'artefici et il favore che ad altri pittori forestieri fecero alcuni

gentiluomini, fu cagione che altramente andò la bisogna; onde il poverello
Antonio, trovandosi così percosso et abbattuto, per miglior partito se ne
ritornò a Fiorenza, con proposito di non volere mai più a Vinegia ritornare,
deliberato del tutto che sua patria fusse Fiorenza. Standosi dunque in
quella città, dipinse nel chiostro di Santo Spirito, in un archetto, Cristo che

chiama Pietro et Andrea dalle reti, e Zebedeo et i figliuoli. E sotto i tre
archetti di Stefano, dipinse la storia del miracolo di Cristo ne' pani e ne'
pesci, nella quale infinita diligenza et amore dimostrò, come apertamente

si vede nella figura d'esso Cristo, che nell'aria del viso e nell'aspetto,
mostra la compassione che egli ha delle turbe e l'ardore della carità con la
quale fa dispensare il pane. Vedesi medesimamente in gesto bellissimo
l'affezione d'uno Apostolo, che dispensando con una cesta il pane
grandemente s'affatica; nel che s'impara da chi è dell'arte a dipignere

sempre le figure in maniera che paia ch'elle favellino, perché altrimenti non
sono pregiate. Dimostrò questo medesimo Antonio nel frontespizio di
sopra, in una storietta piccola della Manna con tanta diligenza lavorata e

con sì buona grazia finita, che si può veramente chiamare eccellente.
Dopo, fece in Santo Stefano al ponte Vecchio, nella predella dell'altar
maggiore, alcune storie di Santo Stefano con tanto amore che non si può
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