Page 256 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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VITA DI IACOPO DI CASENTINO PITTORE
Essendosi già molti anni udita la fama et il rumore delle pitture di Giotto e
de' discepoli suoi, molti, desiderosi d'acquistar fama e ricchezze mediante
l'arte della pittura, cominciarono, inanimiti dalla speranza dello studio e
dalla inclinazione della natura, a caminar verso il miglioramento dell'arte,
con ferma credenza, esercitandosi, di dovere avanzare in eccellenza e
Giotto e Taddeo e gl'altri pittori. Fra questi fu uno, Iacopo di Casentino, il
quale, essendo nato, come si legge, della famiglia di Messer Cristoforo
Landino da Pratovecchio, fu da un frate di Casentino, allora Guardiano al
Sasso della Vernia, acconcio con Taddeo Gaddi, mentre egli in quel
convento lavorava, perché imparasse il disegno e colorito dell'arte. La qual
cosa in pochi anni gli riuscì in modo che, condottosi in Fiorenza in
compagnia di Giovanni da Milano ai servigii di Taddeo loro maestro, molte
cose lavorando, e gli fu fatto dipignere il tabernacolo della Madonna di
Mercato Vecchio con la tavola a tempera, e similmente quello sul canto
della piazza di S. Niccolò della via del Cocomero, che pochi anni sono l'uno
e l'altro fu rifatto da peggior maestro che Iacopo non era. Et ai Tintori
quello che è a S. Nofri sul canto delle mura dell'orto loro, dirimpetto a S.
Giuseppo. In questo mentre, essendosi condotte a fine le volte d'Or S.
Michele sopra i dodici pilastri, e sopra esse posto un tetto basso alla
salvatica, per seguitare quando si potesse la fabrica di quel palazzo che
aveva a essere il granaio del Comune, fu dato a Iacopo di Casentino, come
a persona allora molto pratica, a dipignere quelle volte con ordine che egli
vi facesse, come vi fece, con i Patriarchi alcuni Profeti et i primi delle tribù,
che furono in tutto sedici figure in campo azzurro d'oltramarino, oggi mezzo
guasto, senza gl'altri ornamenti. Fece poi nelle facce di sotto e nei pilastri
molti miracoli della Madonna et altre cose che si conoscono alla maniera.
Finito questo lavoro, tornò Iacopo in Casentino, dove, poi che in
Pratovecchio, in Poppi et altri luoghi di quella valle ebbe fatto molte opere,
si condusse in Arezzo, che allora si governava da se medesima, col
consiglio di sessanta cittadini de' più ricchi e più onorati, alla cura de' quali
era commesso tutto il reggimento; dove, nella capella principale del
Vescovado, dipinse una storia di S. Martino, e nel Duomo vecchio, oggi
rovinato, pitture assai, fra le quali era il ritratto di Papa Innocenzo Sesto,
nella capella maggiore. Nella chiesa poi di S. Bartolomeo, per lo capitolo
de' canonici della Pieve, fece la facciata dov'è l'altar maggiore e la capella