Page 261 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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richiesta de' rettori di essa Fraternità, la quale ebbe principio in questo
modo: cominciando un certo numero di buoni et onorati cittadini a andare
accattando limosine per i poveri vergognosi et a sovvenirgli in tutti i loro
bisogni l'anno della peste del 1348 per lo gran nome acquistato da que'
buon'uomini alla Fraternità, aiutando i poveri, gl'infermi, sepellendo morti e
facendo altre somiglianti opere di carità, furono tanti i lasci, le donazioni e
l'eredità che le furono lasciati che ella ereditò il terzo delle ricchezze
d'Arezzo; et il simile avvenne l'anno 1383, che fu similmente una gran
peste. Spinello adunque, essendo della Compagnia e toccandogli spesso a
visitare infermi, sotterrare morti e fare altri cotali piissimi esercizii che
hanno fatto sempre i migliori cittadini e fanno anch'oggi di quella città, per
far di ciò qualche memoria nelle sue pitture dipinse per quella Compagnia
nella facciata della chiesa di S. Laurentino e Pergentino una Madonna, che
avendo aperto dinanzi il mantello ha sotto esso il popolo d'Arezzo, nel
quale sono ritratti molti uomini de' primi della Fraternità di naturale, con le
tasche al collo e con un martello di legno in mano, simile a quelli che
adoperano a picchiar gl'usci quando vanno a cercar limosine. Parimente
nella Compagnia della Nunziata dipinse il tabernacolo grande che è fuori
della chiesa, e parte d'un portico che l'è dirimpetto, e la tavola d'essa
Compagnia, dove è similmente una Nunziata, a tempera; la tavola ancora
che oggi è nella chiesa delle monache di S. Giusto, dove un piccolo Cristo
che è in collo alla madre sposa S. Caterina, con sei storiette di figure
piccole de' fatti di lei, è similmente opera di Spinello e molto lodata.
Essendo egli poi condotto alla famosa Badia di Camaldoli in Casentino,
l'anno 1361 fece ai romiti di quel luogo la tavola dell'altar maggiore, che fu
levata l'anno 1539 quando, essendo finita di rifare quella chiesa tutta di
nuovo, Giorgio Vasari fece una nuova tavola e dipinse tutta a fresco la
capella maggiore di quella Badia, il tramezzo della chiesa a fresco e due
tavole. Di lì chiamato Spinello a Firenze da don Iacopo d'Arezzo, abate di S.
Miniato in Monte, dell'Ordine di Monte Oliveto, dipinse nella volta e nelle
quattro facciate della sagrestia di quel monasterio oltre la tavola dell'altare
a tempera molte storie della vita di S. Benedetto, a fresco, con molta
pratica e con una gran vivacità di colori, imparata da lui mediante un lungo
esercizio et un continuo lavorare con studio e diligenza, come invero
bisogna a chi vuole acquistar un'arte perfettamente.
Avendo dopo queste cose il detto abate, partendo da Firenze, avuto in
governo il monasterio di S. Bernardo del medesimo ordine nella sua patria,
a punto quando si era quasi del tutto finito in sul sito (conceduto dov'era a
punto il colosseo) dagl'Aretini a que' monaci, fece dipignere a Spinello due
capelle a fresco, che sono allato alla maggiore, e due altre che mettono in
mezzo la porta che va in coro nel tramezzo della chiesa; in una delle quali,