Page 264 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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Mentre che quest'opere si facevano, fu fatto don Iacopo d'Arezzo generale
della Congregazione di Mont'Oliveto, dicianove anni poi che aveva fatto
lavorare, come s'è detto di sopra, molte cose a Firenze et in Arezzo da esso
Spinello; per che standosi, secondo la consuetudine loro a Monte Oliveto

maggior di Chiusuri in quel di Siena, come nel più onorato luogo di quella
religione, gli venne desiderio di far fare una bellissima tavola in quel luogo;
onde, mandato per Spinello dal quale altra volta si trovava essere stato
benissimo servito, gli fece fare la tavola della capella maggiore a tempera;

nella quale fece Spinello in campo d'oro un numero infinito di figure fra
piccole e grandi con molto giudizio, fattole poi fare intorno un ornamento di
mezzo rilievo, intagliato da Simone Cini fiorentino; in alcuni luoghi con
gesso a colla un poco sodo o vero gelato le fece un altro ornamento che

riuscì molto bello, che poi da Gabriello Saracini fu messo d'oro ogni cosa. Il
quale Gabriello a' pie' di detta tavola scrisse questi tre nomi: "Simone Cini
fiorentino fece l'intaglio, Gabriello Saracini la messe d'oro e Spinello di Luca
d'Arezzo la dipinse l'anno 1385". Finita quest'opera, Spinello se ne tornò a

Arezzo, avendo da quel generale e dagl'altri monaci, oltr'al pagamento,
ricevuto molte carezze; ma non vi stette molto perché, essendo Arezzo
travagliata dalle parti guelfe e ghibelline e stata in que' giorni
saccheggiata, si condusse con la famiglia e Parri suo figliuolo, il quale

attendeva alla pittura, a Fiorenza, dove aveva amici e parenti assai; là
dove dipinse quasi per passatempo, fuor della porta a San Piero Gattolini in
sulla strada Romana, dove si volta per andare a Pozzolatico, in un
tabernacolo che oggi è mezzo guasto una Nunziata et in un altro

tabernacolo, dove è l'osteria del Galluzzo, altre pitture.
Essendo poi chiamato a Pisa, a finire in Camposanto sotto le storie di S.

Ranieri, il resto che mancava d'altre storie in un vano che era rimaso non
dipinto, per congiugnerle insieme con quelle che aveva fatto Giotto, Simon
sanese et Antonio Viniziano, fece in quel luogo a fresco sei storie di San
Petito e S. Epiro, nella prima è quando egli giovanetto è presentato dalla

madre a Diocliziano imperatore, e quando è fatto generale degl'esserciti
che dovevano andare contro ai cristiani; e così quando cavalcando
gl'apparve Cristo che mostrandogli una croce bianca gli comanda che non
lo perseguiti. In un'altra storia si vede l'Angelo del Signore dare a quel

Santo, mentre cavalca, la bandiera della fede con la Croce bianca in campo
rosso, che è poi stata sempre l'arme de' Pisani, per avere Santo Epiro
pregato Dio che gli desse un segno da portare incontro agli nimici. Si vede
appresso questa un'altra storia dove appiccata fra il santo et i pagani una

fiera battaglia, molti Angeli armati combattono per la vittoria di lui; nella
quale Spinello fece molte cose da considerare in que' tempi, che l'arte non
aveva ancora né forza né alcun buon modo d'esprimere con i colori
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