Page 267 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
P. 267
VITA DI GHERARDO STARNINA PITTORE
Veramente chi camina lontano dalla sua patria nell'altrui praticando, fa
bene spesso nell'animo un temperamento di buono spirito, perché nel
veder fuori diversi onorati costumi, quando anco fusse di perversa natura,
impara a esser trattabile, amorevole e paziente con più agevolezza assai
che fatto non arebbe nella patria dimorando; et invero, chi disidera affinare
gl'uomini nel vivere del mondo, altro fuoco né miglior cimento di questo
non cerchi, perché quegli che sono rozzi di natura ringentiliscono, et i
gentili maggiormente graziosi divengono.
Gherardo di Iacopo Starnini, pittore fiorentino, ancora che fusse di sangue
più che di buona natura, essendo nondimeno nel praticare molto duro e
rozzo, ciò più a sé che agli amici portava danno; e maggiormente portato
gl'arebbe, se in Ispagna, dove imparò a essere gentile e cortese, non fusse
lungo tempo dimorato; poscia che egli in quelle parti divenne in guisa
contrario a quella sua prima natura che, ritornando a Fiorenza, infiniti di
quegli che inanzi la sua partita a morte l'odiavano, con grandissima
amorevolezza nel suo ritorno lo ricevettero e poi sempre sommamente
l'amarono, sì fattamente er'egli fattosi gentile e cortese.
Nacque Gherardo in Fiorenza l'anno 1354, e crescendo, come quello che
aveva dalla natura l'ingegno aplicato al disegno, fu messo con Antonio da
Vinezia a imparare a disegnare e dipignere, per che, avendo nello spazio di
molti anni non solamente imparato il disegno e la pratica de' colori, ma
dato saggio di sé per alcune cose con bella maniera lavorate, si partì da
Antonio Viniziano, e cominciando a lavorare sopra di sé, fece in S. Croce
nella capella de' Castellani, la quale gli fu fatta dipignere da Michele di
Vanni, onorato cittadino di quella famiglia, molte storie di S. Antonio abate
in fresco, et alcune ancora di S. Niccolò vescovo, con tanta diligenza e con
sì bella maniera, ch'elleno furono cagione di farlo conoscere a certi
Spagnuoli, che allora in Fiorenza per loro bisogne dimoravano, per
eccellente pittore e, che è più, che lo conducessero in Ispagna al re loro,
che lo vide e ricevette molto volentieri, essendo allora massimamente
carestia di buoni pittori in quella provincia. Né a disporlo che si partisse
della patria fu gran fatica, perciò che, avendo in Fiorenza dopo il caso de'
Ciompi e che Michele di Lando fu fatto gonfaloniere avuto sconce parole
con alcuni, stava più tosto con pericolo della vita che altramente. Andato
dunque in Ispagna e per quel re lavorando molte cose, si fece, per i gran
premi che delle sue fatiche riportava, ricco et onorato par suo; per che,