Page 265 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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vivamente i concetti dell'animo. E ciò furono, fra le molte altre cose che vi
sono, due soldati i quali, essendosi con una delle mani presi nelle barbe,
tentano con gli stocchi nudi che hanno nell'altra torsi l'uno all'altro la vita,
mostrando nel volto et in tutti i movimenti delle membra il desiderio che
ha ciascuno di rimanere vittorioso, e con fierezza d'animo essere senza
paura e quanto più si può pensare coraggiosi; e così ancora fra quegli che
combattono a cavallo, è molto ben fatto un cavalliere, che con la lancia
conficca in terra la testa del nimico, traboccato rovescio del cavallo tutto
spaventato. Mostra un'altra storia il medesimo Santo, quando è presentato
a Diocliziano imperatore, che lo essamina della fede e poi lo fa dare ai
tormenti e metterlo in una fornace, dalla quale egli rimane libero et in sua
vece abruciati i ministri che quivi sono molto pronti da tutte le bande; et
insomma tutte l'altre azzioni di quel Santo in fino alla decollazione; dopo la
quale è portata l'anima in cielo; et in ultimo quando sono portate
d'Alessandria a Pisa l'ossa e le reliquie di San Petito; la quale tutta opera
per colorito e per invenzione è la più bella, la più finita e la meglio
condotta che facesse Spinello; la qual cosa da questo si può conoscere che,
essendosi benissimo conservata, fa oggi la sua freschezza maravigliare
chiunche la vede. Finita quest'opera in Camposanto, dipinse in una capella
in San Francesco, che è la seconda allato alla maggiore, molte storie di San
Bartolomeo, di Santo Andrea, di San Iacopo e di San Giovanni Apostoli, e
forse sarebbe stato più lungamente a lavorare in Pisa, perché in quella
città erano le sue opere conosciute e guiderdonate, ma vedendo la città
tutta sollevata e sotto sopra, per essere stato dai Lanfranchi, cittadini
pisani, morto Messer Piero Gambacorti, di nuovo con tutta la famiglia,
essendo già vecchio, se ne ritornò a Fiorenza, dove in un anno che vi stette
e non più, fece in Santa Croce alla capella de' Machiavelli intitolata a S.
Filippo e Iacopo, molte storie d'essi Santi e della vita e morte loro. E la
tavola della detta capella, perché era desideroso di tornarsene in Arezzo
sua patria o per dir meglio da esso tenuta per patria, lavorò in Arezzo, e di
là la mandò finita l'anno 1400.
Tornatosene dunque là d'età d'anni settantasette o più, fu dai parenti et
amici ricevuto amorevolmente, e poi sempre carezzato et onorato insino
alla fine di sua vita, che fu l'anno 92 di sua età. E se bene era molto
vecchio, quando tornò in Arezzo, avendo buone facultà, arebbe potuto fare
senza lavorare, ma non sapendo egli, come quello che a lavorare sempre
era avezzo, starsi in riposo, prese a fare alla Compagnia di Santo Agnolo in
quella città alcune storie di San Michele, le quali in su lo intonacato del
muro disegnate di rossaccio, così alla grossa, come gl'artefici vecchi
usavano di fare il più delle volte, in un cantone, per mostra ne lavorò e
colorì interamente una storia sola, che piacque assai. Convenutosi poi del