Page 336 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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VITA DI PARRI SPINELLI ARETINO
Parri di Spinello Spinelli dipintore aretino, avendo imparato i primi principii
dell'arte dallo stesso suo padre, per mezzo di Messer Lionardo Bruni
aretino condotto in Firenze, fu ricevuto da Lorenzo Ghiberti nella scuola
dove molti giovani sotto la sua disciplina imparavano; e perché allora si
rinettavano le porte di S. Giovanni, fu messo a lavorare intorno a quelle
figure, in compagnia di molti altri, come si è detto di sopra. Nel che fare,
presa amicizia con Masolino da Panicale perché gli piaceva il suo modo di
disegnare, l'andò in molte cose imitando, sì come fece ancora in parte la
maniera di Don Lorenzo degl'Angeli. Fece Parri le sue figure molto più
svelte e lunghe, che niun pittore che fusse stato inanzi a lui; e dove gl'altri
le fanno il più di dieci teste, egli le fece d'undici e talvolta di dodici; né
perciò avevano disgrazia, come che fossero sottili e facessero sempre arco
o in sul lato destro o in sul manco, perciò che, sì come pareva a lui,
avevano, e lo diceva egli stesso, più bravura. Il panneggiare de' panni fu
sottilissimo e copioso ne' lembi, i quali alle sue figure cascavano di sopra le
braccia insino attorno ai piedi. Colorì benissimo a tempera, et in fresco
perfettamente. E fu egli il primo che nel lavorare in fresco lasciasse il fare
di verdaccio sotto le carni, per poi con rossetti di color di carne e chiari
scuri, a uso d'acquerelli velarle, sì come aveva fatto Giotto e gl'altri vecchi
pittori. Anzi usò Parri i colori sodi nel far le mestiche e le tinte, mettendogli
con molta discrezione, dove gli parea che meglio stessono, cioè i chiari nel
più alto luogo, i mezzani nelle bande, e nella fine de' contorni gli scuri. Col
qual modo di fare mostrò nell'opere più facilità e diede più lunga vita alle
pitture in fresco; perché, messi i colori ai luoghi loro, con un pennello
grossetto e molliccio li univa insieme e faceva l'opere con tanta pulitezza,
che non si può disiderar meglio, et i coloriti suoi non hanno paragone.
Essendo dunque stato Parri fuor della patria molti anni, poi che fu morto il
padre fu dai suoi richiamato in Arezzo, là dove, oltre molte cose le quali
troppo sarebbe lungo raccontare, ne fece alcune degne di non essere in
niuna guisa taciute. Nel Duomo vecchio fece in fresco tre Nostre Donne
variate; e dentro alla principal porta di quella chiesa, entrando a man
manca, dipinse in fresco una storia del Beato Tommasuolo romito dal
Sacco et uomo in quel tempo di santa vita. E perché costui usava di portare
in mano uno specchio, dentro al quale vedeva, secondo che egli affermava,
la passione di Gesù Cristo, Parri lo ritrasse in quella storia inginocchioni e
con quello specchio nella destra mano, la quale egli teneva levata al cielo.
E di sopra facendo in un trono di nuvole Gesù Cristo et intorno a lui tutti i
misterii della Passione, fece con bellissima arte che tutti riverberavano in
quello specchio sì fattamente, che non solo il beato Tommasolo, ma gli