Page 430 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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VITA D'ANTONELLO DA MESSINA PITTORE



Quando io considero meco medesimo le diverse qualità de' benefizii et utili,
che hanno fatto all'arte della pittura molti maestri che hanno seguitato
questa seconda maniera, non posso, mediante le loro operazioni, se non

chiamarli veramente industriosi et eccellenti, avendo eglino massimamente
cercato di ridurre in miglior grado la pittura, senza pensare a disagio o
spesa o ad alcun loro interesso particolare. Seguitandosi adunque di

adoperare in su le tavole et in sulle tele non altro colorito che a tempera, il
qual modo fu cominciato da Cimabue l'anno 1250 nello stare egli con que'
Greci e seguitato poi da Giotto e dagl'altri de' quali si è insino a qui
ragionato, si andava continuando il medesimo modo di fare, se ben
conoscevano gl'artefici che nelle pitture a tempera mancavano l'opere

d'una certa morbidezza e vivacità, che arebbe potuto arrecare, trovandola,
più grazia al disegno, vaghezza al colorito e maggior facilità nell'unire i
colori insieme, avendo eglino sempre usato di tratteggiare l'opere loro per

punta solamente di pennello. Ma se bene molti avevano sofisticando
cercato di tal cosa, non però aveva niuno trovato modo che buono fusse;
né usando vernice liquida o altra sorte di colori mescolati nelle tempere. E
fra molti, che cotali cose o altre simili provarono, ma invano, furono Alesso
Baldovinetti, Pissello e molti altri, a niuno de' quali non riuscirono l'opere di

quella bellezza e bontà, che si erano imaginato. E quando anco avessino
quello che cercavano trovato, mancava loro il modo di fare che le figure in
tavola posassino come quelle che si fanno in muro, et il modo ancora di

poterle lavare, senza che se n'andasse il colore, e che elle reggessino
nell'essere maneggiate, ad ogni percossa. Delle quali cose, ragunandosi
buon numero d'artefici avevano senza frutto molte volte disputato. Questo
medesimo disiderio avevano molti elevati ingegni, che attendevano alla
pittura fuor d'Italia, cioè i pittori tutti di Francia, Spagna, Alemagna e

d'altre privincie. Avvenne dunque, stando le cose in questi termini, che
lavorando in Fiandra Giovanni da Bruggia, pittore in quelle parti molto
stimato per la buona pratica che si aveva nel mestiero acquistato, che si

mise a provare diverse sorti di colori, e come quello che si dilettava
dell'archimia, a far di molti olii per far vernici et altre cose, secondo i
cervelli degl'uomini sofistichi come egli era. Ora, avendo una volta fra
l'altre durato grandissima fatica in dipignere una tavola, poi che l'ebbe con
molta diligenza condotta a fine, le diede la vernice e la mise a seccarsi al

sole, come si costuma: ma, o perché il caldo fusse violento, o forse mal
commesso il legname o male stagionato, la detta tavola si aperse in sulle
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