Page 426 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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VITA DI LAZZARO VASARI ARETINO PITTORE



Grande è veramente il piacere di coloro che truovano qualcuno de' suoi
maggiori e della propria famiglia esser stato, in una qualche professione o
d'arme o di lettere o di pittura o qualsivoglia altro nobile esercizio,

singolare e famoso. E quegl'uomini, che nell'istorie trovano esser fatta
onorata menzione d'alcuno de' suoi passati, hanno pure, se non altro, uno
stimolo alla virtù et un freno che gli ratiene dal non fare cosa indegna di

quella famiglia che ha avuto uomini illustri e chiarissimi. Ma quanto sia il
piacere, come dissi da principio, lo pruovo in me stesso, avendo trovato fra
i miei passati Lazzaro Vasari essere stato pittore famoso ne' tempi suoi,
non solamente nella sua patria, ma in tutta Toscana ancora. E ciò non
certo senza cagione, come potrei mostrar chiaramente, se, come ho fatto

degl'altri, mi fusse lecito parlare liberamente di lui. Ma perché, essendo io
nato del sangue suo, si potrebbe agevolmente credere che io in lodandolo
passassi i termini, lasciando da parte i meriti suoi e della famiglia, dirò

semplicemente quello che io non posso e non debbo in niun modo tacere,
non volendo mancare al vero, donde tutta pende l'istoria.
Fu dunque Lazzaro Vasari pittor aretino amicissimo di Piero della Francesca

dal Borgo a San Sepolcro, e sempre praticò con esso lui, mentre egli
lavorò, come si è detto, in Arezzo; né gli fu cotale amicizia, come spesso
adiviene, se non di giovamento cagione; perciò che, dove prima Lazzaro

attendeva solamente a far figure piccole per alcune cose, secondo che
allora si costumava, si diede a far cose maggiori, mediante Piero della
Francesca. E la prima opera in fresco fu in San Domenico d'Arezzo, nella
seconda cappella a man manca, entrando in chiesa, un San Vincenzio, a'
piè del quale dipinse inginocchioni sé e Giorgio suo figliuolo giovanetto, in

abiti onorati di que' tempi, che si raccomandano a quel Santo, essendosi il
giovane con un coltello inavertentemente percosso il viso; nella quale
opera, se bene non è alcuna inscrizione, alcuni ricordi nondimeno de'

vecchi di casa nostra, e l'arme che vi è de' Vasari, fanno che così si crede
fermamente. Di ciò sarebbe senza dubbio stato in quel convento memoria,
ma perché molte volte per i soldati sono andate male le scritture et ogni
altra cosa, non me ne maraviglio. Fu la maniera di Lazzaro tanto simile a
quella di Pietro borghese, che pochissima differenza fra l'una e l'altra si

conosceva. E perché nel suo tempo si costumava assai dipignere nelle
barde de' cavalli varii lavori e partimenti d'imprese, secondo che coloro
erano che le portavano, fu in ciò Lazzero bonissimo maestro, e

massimamente essendo suo proprio far figurine piccole con molta grazia, le
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