Page 427 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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quali in cotali arnesi molto bene si accomodavano. Lavorò Lazzaro per
Niccolò Piccino e per i suoi soldati e capitani, molte cose piene di storie e
d'imprese, che furono tenute in pregio e con tanto suo utile, che furono
cagione, mediante il guadagno che ne traeva, che egli ritirò in Arezzo una

gran parte de' suoi fratelli; i quali, attendendo alle misture de' vasi di terra,
abitavano in Cortona. Tirossi parimente in casa Luca Signorelli da Cortona,
suo nipote, nato d'una sua sorella, il quale, essendo di buono ingegno,
acconciò con Pietro borghese acciò imparasse l'arte della pittura, il che

benissimo gli riuscì, come al suo luogo si dirà. Lazzaro dunque attendendo
a studiare continuamente le cose dell'arte, si fece ogni giorno più
eccellente, come ne dimostrano alcuni disegni di sua mano, molto buoni,
che sono nel nostro libro. E perché molto si compiaceva in certe cose

naturali e piene d'affetti, nelle quali esprimeva benissimo il piagnere, il
ridere, il gridare, la paura, il tremito e certe simili cose, per lo più le sue
pitture son piene d'invenzioni così fatte; come si può vedere in una
cappellina dipinta a fresco di sua mano in San Gimignano d'Arezzo, nella

qual è un Crucifisso, la Nostra Donna, San Giovanni e la Maddalena a' piè
della croce, che in varie attitudini piangono così vivamente, che
gl'acquistarono credito e nome fra i suoi cittadini. Dipinse in sul drappo, per
la Compagnia di Santo Antonio della medesima città, un gonfalone che si

porta a processione, nel quale fece Gesù Cristo alla colonna, nudo e legato,
con tanta vivacità che par che tremi, e che tutto ristretto nelle spalle
sofferisca con incredibile umilità e pazienza le percosse che due giudei gli
dànno; de' quali uno, recatosi in piedi, gira con ambe le mani, voltando le

spalle verso Gesù Cristo in atto crudelissimo; l'altro in profilo et in punta di
piè s'alza, e strignendo con le mani la sferza e digrignando i denti, mena
con tanta rabbia, che più non si può dire. A questi due dipinse Lazzaro le
vestimenta stracciate, per meglio dimostrare l'ignudo, bastandogli in un

certo modo ricoprire le vergogne loro e le meno oneste parti. Questa
opera, essendo durata in sul drappo (di che certo mi maraviglio) tanti anni
et insino a oggi, fu, per la sua bellezza e bontà, fatta ritrarre dagl'uomini di
quella Compagnia dal Priore franzese, come al suo luogo ragioneremo.

Lavorò ancor Lazzaro a Perugia nella chiesa de' Servi in una capella a canto
alla sagrestia, alcune storie della Nostra Donna et un Crucifisso; e nella
Pieve di Monte Pulciano una predella di figure piccole. In Castiglione
Aretino una tavola a tempera in S. Francesco et altre molte cose, che per

non esser lungo non accade raccontare; e particolarmente di figure piccole
molti cassoni, che sono per le case de' cittadini. E nella Parte Guelfa di
Fiorenza si vede fra gl'armamenti vecchi alcune barde fatte da lui, molto
ben lavorate. Fece ancora per la Compagnia di S. Bastiano, in un

gonfalone, il detto Santo alla colonna, e certi Angeli che lo coronano, ma
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