Page 431 - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti_ 9 (Classici) (Italian Edition)
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commettiture di mala sorte. Laonde, veduto Giovanni il nocumento che le
aveva fatto il caldo del sole, deliberò di far sì che mai più gli farebbe il sole
così gran danno nelle sue opere. E così recatosi non meno a noia la vernice
che il lavorare a tempera, cominciò a pensare di trovar modo di fare una

sorte di vernice che seccasse all'ombra, senza mettere al sole le sue
pitture. Onde, poi che ebbe molte cose sperimentate, e pure e mescolate
insieme, alla fine trovò che l'olio di seme di lino e quello delle noci, fra
tanti che n'aveva provati, erano più seccativi di tutti gl'altri. Questi dunque,

bolliti con altre sue misture, gli fecero la vernice che egli, anzi tutti i pittori
del mondo avevano lungamente disiderato. Dopo fatto sperienza di molte
altre cose, vide che il mescolare i colori con queste sorti d'olii dava loro una
tempera molto forte, e che, secca, non solo non temeva l'acqua altrimenti,

ma accendeva il colore tanto forte che gli dava lustro da per sé senza
vernice, e quello che più gli parve mirabile fu che si univa meglio che la
tempera infinitamente. Per cotale invenzione rallegrandosi molto Giovanni,
sì come era ben ragionevole, diede principio a molti lavori, e n'empié tutte

quelle parti con incredibile piacere de' popoli e utile suo grandissimo, il
quale aiutato di giorno in giorno dalla sperienza andò facendo sempre cose
maggiori e migliori. Sparsa non molto dopo la fama dell'invenzione di
Giovanni, non solo per la Fiandra, ma per l'Italia e molte altre parti del

mondo, mise in disiderio grandissimo gl'artefici di sapere in che modo egli
desse all'opere sua tanta perfezzione. I quali artefici, perché vedevano
l'opere e non sapevano quello che egli si adoperasse, erano costretti a
celebrarlo e dargli lode immortali, et in un medesimo tempo virtuosamente

invidiarlo; e massimamente che egli per un tempo non volle da niuno esser
veduto lavorare né insegnare a nessuno il segreto. Ma divenuto vecchio, ne
fece grazia finalmente a Ruggieri da Bruggia suo creato, e Ruggieri ad
Ausse suo discepolo, et agl'altri de' quali si parlò dove si ragiona del

colorire a olio nelle cose di pittura; ma con tutto ciò, se bene i mercanti ne
facevano incetta e ne mandavano per tutto il mondo a prìncipi e gran
personaggi con loro molto utile, la cosa non usciva di Fiandra; et ancora
che cotali pitture avessino in sé quell'odore acuto che loro davano i colori e

gli olii mescolati insieme, e particularmente quando erano nuove, onde
pareva che fusse possibile conoscergli, non però si trovò mai nello spazio di
molti anni. Ma essendo da alcuni Fiorentini che negoziavano in Fiandra et
in Napoli, mandata a re Alfonso Primo di Napoli una tavola con molte

figure, lavorata a olio da Giovanni, la quale per la bellezza delle figure e
per la nuova invenzione del colorito, fu a quel re carissima, concorsero
quanti pittori erano in quel regno per vederla, e da tutti fu sommamente
lodata. Ora, avendo un Antonello da Messina, persona di buono e desto

ingegno et accorto molto e pratico nel suo mestiero, atteso molti anni al
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